Project X, la recensione

Si riconosce il tocco del produttore Todd Phillips: una commedia sulla ritualità maschile ravvivata dal genere found-footage. Un film divertente, astuto... e quasi perfetto. Quasi.

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Forse Todd Phillips sta diventando veramente un cineasta significativo. A prescindere da quello che si può pensare della qualità del lavoro di questo ex documentarista diventato progressivamente King of Comedy con i risultati commerciali di Una notte da leoni (35 milioni di dollari di budget per 467 milioni di incasso worldwide), è lampante quanto un progetto che lo veda coinvolto, oggi, sia facilmente riconducibile alle sue tematiche preferite. Segno del fatto che il suo tocco, ormai, sia estremamente riconoscibile.

Phillips è ossessionato dai rapporti rituali tra maschi nordamericani eterosessuali. Prima lo raccontava con interessanti documentari come Hated (il nostro Aureliano Amadei mi confessò di voler fare un film su GG Allin in memoria del suo passato punk... ma non conosceva l'importante docu di Phillips; ahi ahi solita ignoranza dei registi italiani!) e Frat House, che poi sarebbe in parte confluito, in chiave fiction mainstream, dentro Old School, uno dei primi film a segnalare Phillips dentro la Hollywood che conta.

Project X non può che essere un film in cui è coinvolto Todd Phillips. Perché? E' la storia di un teenager un po' sfigato che vuole organizzare un party che lo aiuti a scalare le gerarchie della sua high school. Le gerarchie della società americana, per essere più precisi. E' il momento decisivo e, grazie all'aiuto di tre amici sfigati quasi quanto lui, il nostro eroe affronta il rito con la solennità che il rito giustamente richiede. Il tutto viene raccontato come fosse un finto documentario attraverso l'escamotage del found-footage movie.

Quindi in realtà gli organizzatori del party sono quattro: l'eroe Thomas Kub (probabilmente di discendenza mittleuropea), il mefistofelico amico tuttofare Costa proveniente da una ricca famiglia ebrea, come di origini ebree è Phillips (Oliver Cooper; eccellente), il sovrappeso cuor contento JB (Jonathan Daniel Brown; bravissimo anche lui) e il misterioso cameraman Dax, irreperibile e imperscrutabile come il D-Day di Animal House, film che Phillips venera e che considera, giustamente, il capolavoro che cambia la rappresentazione del ludus maschile post-adolescenziale negli Stati Uniti del dopoguerra. E' grazie ad Animal House del nume tutelare Landis che Phillips decide di rileggere quella ritualità in chiave documentaristica con Frat House.

Torniamo al film. Il cameraman è l'ignoto: idea fantastica per noi cinefili e anche molto autoironica. Come dire: chi tiene la camera è potenzialmente sempre il più folle, perverso e pericoloso di tutti. La vita deve cambiare per i nostri quattro amici quella notte. I genitori di Thomas sono andati a festeggiare il loro anniversario lasciando la casa accogliente (ampio giardino sul retro con bella piscina) al figlio considerato “un perdente” dal papà paternalista. Missione: bisogna uscire dalla zona perdenti, riuscire a fare l'amore, inserirsi correttamente nella ritualità liceale. Ce la faranno i quattro? Poco è importante che l'ex regista di videoclip Nima Nourizadeh sia il regista di Project X. Questo è un film assolutamente riconducibile alla sensibilità del suo produttore superstar Todd Phillips. Anche perché (attenzione non faremo spoiler) tipico di Phillips la commedia che questo mockumentary found-footage diventa con il passare dei minuti: lo sballo può essere anche pericoloso. Il limite tra la gag fisica dolorosa ma spensierata alla Jackass e la tragedia è sottilissimo. Una scena splendida descrive bene questa piccola tensione.

Tipico di Phillips, nota negativa, è anche il mollare il colpo decisivo e accettare sempre il positivismo della ritualità maschile americana prefigurando il grande pericolo (pensate al clima thriller del franchise Una notte da leoni che del maestro Landis riprende il concetto di Tutto in una notte) per poi spesso optare per la grande rilassatezza non problematica al massimo.

Ciò detto il film è intelligente, prettamente cinematografico nell'arguzia espressiva ricca di tensione (88 minuti di durata: questa gente sa fare cinema), trovate astutissime (i vari punti di vista per uscire dal campo limitato di Dex) e personaggi dal grande fascino. I miei preferiti? Due bambini assoldati da Costa come servizio di sicurezza del party. Lo fa per risparmiare dei soldi. Avete letto bene: due bambini. Mi viene da ridere solo a pensarci. Ma come poteva andare a finire un party organizzato così?

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