La profezia del male, la recensione
La recensione de La profezia del male, l'horror diretto da Anna Halberg e Spenser Cohen, al cinema dal 9 maggio
La recensione di La profezia del male, il film dell'orrore su tarocchi e oroscopo in uscita il 9 maggio
Non sarebbe nemmeno un horror, non fosse per la tonnellata di jumpscare di cui è costellato continuamente e per il fatto che è tutto girato al buio perché lo aiuti un po' a mascherare un po' a spaventare, l'unica soluzione di paura che sembra conoscere, ma è più un film della serie “morirete tutti in sequenza”, un po’ Final Destination (ugualmente fatto male ma almeno creativo), e un po’ generica messa in scena di mostri. È la storia di un gruppo di amici che si fanno i tarocchi con delle carte trovate in una casetta affittata. Sono carte maledette ma non lo sanno, quindi tutto l’oroscopo incrociato con i tarocchi che ne esce in realtà è un annuncio di come sono condannati a morire di lì a poco, per mano di ciò che l’ultima carta raffigura e che si materializza.
Superfluo dire che i personaggi non hanno nessuna personalità e quindi alla fine è complicato tenere a loro. Che siano o no schiacciati da una scala, che siano o no impiccati o bruciati, non ci cambia molto, guardiamo con passività uno schermo in cui passano atrocità in computer grafica. Una ad una. E un finale che copia la trovata con cui viene chiuso Get Out (ma ovviamente senza quel senso lì) vuole far finta di non curarsi di eventuali sequel. Come se davvero ci potessimo credere.