Pro Evolution Soccer 2018, dite addio all’anima arcade - Recensione

Simulativo come mai prima d’ora: la recensione di Pro Evolution Soccer 2018

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Il pubblico chiede, il pubblico ottiene. Nell’epoca del web 2.0, dei social network e dei “metti like e condividi”, il parere dell’utenza, il feedback dei fan, è un fattore determinante, vitale, fondamentale nelle strategie dei produttori di ogni campo, tanto preoccupati a fatturare sino al punto di prendere alla lettera, o quasi, le direttive imposte non dai creativi che pur spesano profumatamente, quanto dagli stessi acquirenti da cui attingono le loro enormi ricchezze.

Non è per forza un male, ma può capitare che l’eccessiva accondiscendenza verso il pubblico causi l’annientamento della biodiversità, un eccesso di omologazione e standardizzazione. International Superstar Soccer prima, Pro Evolution Soccer poi, anche per limiti tecnologici beninteso, hanno sempre rappresentato l’anima arcade dello sport più praticato al mondo. Pur non disdegnando di alimentare precise ambizioni simulative, pur tenendosi alla larga da esperienze come Virtua Striker, che perseguivano intenti diametralmente opposti, Konami, per la sua fortunata IP, ha sempre optato per ritmi d’azione piuttosto alti, oltre che per una semplificazione strategica e tattica ravvisabile sia nella tendenza a concedere il dribbling facile, sia nei tiri in porta sempre puliti e piuttosto precisi.

[caption id="attachment_177722" align="aligncenter" width="1920"]Pro Evolution Soccer 2018 screenshot Tutti gli stadi sono stati riprodotti con cura maniacale, così come le animazioni e le sembianze dei giocatori più famosi.[/caption]

Con la rincorsa a FIFA, chiesta a gran voce proprio dal pubblico pagante, Konami si è dovuta adeguare, iniziando una difficoltosa e tortuosa scalata verso il realismo che, in almeno un paio d’occasioni, le è costata qualche iterazione di passaggio particolarmente fiacca e incerta praticamente in ogni ambito.

Non è così per Pro Evolution Soccer 2018, capitolo che più di altri segna una svolta, probabilmente definitiva, per la saga. L’iterazione di quest’anno, difatti, proseguendo sulla scia tracciata dai diretti predecessori, abbandona totalmente qualsiasi velleità arcade, puntando nella stessa ed identica direzione di FIFA: la simulazione totale, che sfocia in un tatticismo, in un ventaglio di opzioni strategiche per la precisione, utili e praticabili solo dai più esperti."La nuova gestione della palla e dei contatti fisici apre a possibilità fin’ora sconosciute"

Questo cambio di rotta è imputabile quasi totalmente al Fox Engine, motore grafico che ormai ha raggiunto una piena maturità, capace non solo di rendere giustizia ad un comparto grafico quanto mai maestoso, che cede il fianco solo a qualche raro calo del frame rate, ma di dare il giusto supporto ad un motore fisico credibile, solidissimo, vero fulcro su cui fa leva il nuovo tipo d’esperienza offerto da Pro Evolution Soccer.

Non è una rivoluzione totale, beninteso, ma la nuova gestione della palla e dei contatti fisici apre a possibilità fin’ora sconosciute. Mai come prima d’ora, le abilità del giocatore tirato in ballo e la sua corporatura sono fattori che incidono con evidenza sul primo tocco, sulla capacità di assorbire i contatti, sulla possibilità di prendere posizione nei confronti del difensore e, soprattutto, sulla qualità e modalità del passaggio e del tiro.

Complice una velocità d’azione sensibilmente più ridotta, non solo bisogna affinare la destrezza con il pad, per riuscire nei pochi dribbling che la difesa concederà solo agli attaccanti più abili, ma bisogna sviluppare il senso di posizione sia per servire al meglio i compagni nel reparto offensivo, sia per non scoprirsi troppo in difesa.

Mai come prima d’ora si può sfondare una difesa a colpi di spallate, con il centravanti giusto s’intende, ma allo stesso tempo non si può più recuperare l’attaccante lanciato in porta con un perfetto filtrate, solo contando sulla velocità dei propri difensori.

Ogni partita è estremamente più imprevedibile, per le situazioni sino a qui inedite alla saga che si creano, ma allo stesso tempo gestibile e domabile da chi possiede uno spiccato spirito tattico. Giocando con le opzioni dei menù appositi, si possono dettare i ritmi della difesa, selezionare il livello di pressing sugli avversari, decidere con quanta aggressività i terzini spingeranno sulle corsie di riferimento.

[caption id="attachment_177724" align="aligncenter" width="1920"]Pro Evolution Soccer 2018 screenshot Tra i difetti del gioco non si può non annoverare anche la telecronaca, ripetitiva e a volte poco coerente, del duo Caressa-Marchegiani.[/caption]

Come anticipato, queste opzioni, realmente capaci di cambiare sensibilmente il comportamento dei giocatori sul campo di gioco, sono ad uso esclusivo degli esperti, visto che un settaggio fallace può rendere disfunzionale qualsiasi squadra.

Il risultato, insomma, è un gameplay quanto mai aderente al reale, sporcato, qua e là, da piccole imperfezioni, come la gestione della fisica del pallone nelle partite sotto la pioggia, comunque perlopiù ignorabili e poco influenti sul piano dell’esperienza globale.

C’è ben poco da lamentarsi anche sotto il profilo contenutistico. Sebbene manchino alcune licenze di un certo impatto, come la Juventus, il Chelsea e il Real Madrid, sostituite da improbabili compagini chiamate PM Black White, London FC e MD White, le modalità di gioco presenti sono moltissime. Tra UEFA Champions League e Europa League, spiccano naturalmente i campionati nazionali, tutte competizioni affrontabili anche online contro altri utenti umani, e le irrinunciabili Diventa un Mito e Master League, scelte di riferimento per il single player.

La prima modalità prevede la creazione di un giocatore, tramite un profondo editor dedicato, che dovrete poi controllare, partita dopo partita, determinandone così la carriera in base alle vostre prestazioni sul campo. Purtroppo, a causa di una parte gestionale assolutamente inconsistente, Diventa un Mito ha il fiato corto, sebbene l’idea di vivere ogni match da un punto di vista relativamente inedito affascinerà qualche videogiocatore. La Master League, al contrario, vi fa vestire i panni dell’allenatore e dirigente prendendo il controllo, eventualmente, di una squadra composta da giovani di buone speranze e calciatori mediocri da condurre al successo internazionale, stagione dopo stagione, a suon di vittorie e scambi che impreziosiscano la rosa di nuovi campioni.

[caption id="attachment_177723" align="aligncenter" width="1920"]Pro Evolution Soccer 2018 screenshot I portieri svolgono molto meglio il loro lavoro rispetto al passato. Fare gol, insomma, è più difficile di prima.[/caption]

Con l’effettivo abbandono di qualsiasi velleità arcade, a discapito di una simulazione rigorosa, Pro Evolution Soccer 2018 è il capitolo che segna una svolta epocale per il brand, in linea con quanto già visto, nel corso degli anni, in FIFA. La creatura di Konami, in questa corsa all’omologazione, ha certamente perso un pizzico di personalità, ma ha guadagnato un gameplay estremamente solido, convincente, per assurdo più malleabile e adatto a qualsiasi palato. I giocatori occasionali si divertiranno alla grande, al prezzo di un paio di partite di adattamento, utili per digerire la ferrea fisica che determina contrasti e controllo palla. Gli esperti si crogioleranno nello scoprire il ventaglio di possibilità tattiche e strategiche offerte non solo sul campo, ma anche attraverso un buon numero di menù dedicati.

Manca ancora la completezza del database di FIFA, così come stonano alcune défaillance del motore fisico, ma siamo indiscutibilmente di fronte ad un titolo convincente, capace di divertire chiunque e, soprattutto, in grado di tenere testa al diretto concorrente.

Continua a leggere su BadTaste