Prison School 28, la recensione
Abbiamo recensito per voi il ventottesimo e ultimo volume di Prison School, opera di Akira Hiramoto
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Da allora, ogni due mesi abbiamo seguito le vicende di Kiyoshi, Gakuto, Shingo, Joe e Andre, i primi studenti maschi accettati dal prestigioso istituto scolastico Hachimitsu, precedentemente frequentato soltanto da ragazze. In ventotto volumetti, Hiramoto ha totalmente soggiogato la nostra attenzione sviluppando storyarc sempre più imprevedibili e giocando con continui ribaltamenti di ruoli; in tal senso, questo finale non è da meno, dato che va a minare diverse certezze del lettore.
Il tratto distintivo di questa serie - l'originalità del soggetto e degli intrecci - non ha tradito il lettore fino all'ultima tavola, brillante come tutte le altre che compongono l'opera. Ridurre Prison School a un semplice ecchi sarebbe sciocco e irriverente; non a caso, nel 2013 si è aggiudicata un Kodansha Award come Miglior manga. L'elemento erotico è certamente in risalto nell'economia complessiva del racconto, ma non è mai volgare né sfocia nella pornografia. Ci sono situazioni estreme, ma sempre legate all'irrefrenabile libido dei cinque ragazzi, i quali mostrano tutta l'esuberanza e la sconsideratezza tipiche di quell'età. Con grande maestria, Hiramoto rappresenta l'adolescenza con una mix ben dosato di ironia e drammaticità, esaltandone gli aspetti più caratteristici e utilizzando gli strumenti del paradosso, della metafora, della parodia e dell'equivoco per ottenere situazioni clamorose e talvolta scioccanti.Il sesso sembra avere due facce in questo seinen: irrimediabilmente osceno e triviale quando viene interpretato dalla parte maschile, diventa intrigante e maturo nella coniugazione al femminile. Se le donne non sono le protagoniste di Prison School, sono indiscutibilmente i suoi personaggi trionfanti, apparendo non solo molto più intelligenti dei loro coetanei ma anche più caparbie e adulte. Questa contrapposizione si rispecchia nello spessore caratteriale di ognuna di loro, sia tra le componenti dell'Associazione Studentesca Segreta che in quelle della rivale Associazione Studentesca Ordinaria. Kiyoshi e gli altri, compreso il preside dell'Hachimitsu, sono relegati al ruolo di macchiette tragicomiche, mentre sono le loro controparti rosa a emergere, superbe e spietate nella loro avvenenza.
Il fumetto di Hiramoto è dunque consigliato a un pubblico variegato, da leggere per la straordinaria creatività e la varietà narrativa che propone, unite a un segno stilistico raffinato, caratterizzato da una tecnica e una qualità grafica sopraffine. Raramente capita di poter godere di un character design così curato, eclettico ed efficace per ognuno dei personaggi, che siano principali o secondari.