Principessa Leia, la recensione
Abbiamo recensito Principessa Leia, scritto da Mark Waid per i disegni di Terry Dodson
La distruzione di Alderaan è uno degli eventi appartenenti all'universo di Star Wars maggiormente ricco di simbolismi, nonostante venga talvolta approcciato in modo relativamente marginale da parte dei fan della saga creata da George Lucas. Volendo osservare per intero la macro-storia intessuta dagli episodi cinematografici, essa parla apertamente di identità, responsabilità e senso d'appartenenza alle proprie radici. In questo senso, la distruzione del pianeta da parte della Morte Nera sotto ordine di Palpatine e Tarkin è qualcosa che, stranamente, viene più ricordato come gesto intimidatorio in sé, un casus belli, piuttosto che per le conseguenze legate ai 60.000 alderaniani superstiti. Principessa Leia, cartonato Panini Comics che raccoglie la miniserie Marvel firmata da Mark Waid e Terry Dodson, è incentrato proprio sulla riorganizzazione dei sopravvissuti alla distruzione sparsi per l'intera galassia, con al centro di tutto il futuro Generale Organa,
Leia è un personaggio iconico: prima simbolo della Ribellione e in seguito della Resistenza, è sempre stata accolta con calore dai fan di Star Wars grazie al suo grande carisma e al suo temperamento. Questa iterazione giovanile della Principessa non delude le aspettative in quanto racconta in modo più approfondito l'evoluzione del personaggio, fattore dato quasi per scontato nei film.
Waid intreccia una storia che, nonostante contenga parecchia azione, indaga in modo introspettivo i diversi modi di metabolizzare un lutto su scala planetaria. Ogni singolo alderaaniano posto di fronte alla tragedia ha un modo differente di reagire, spesso in contrasto con quello degli altri compatrioti. Com'è facile immaginare, questa miccia è destinata ben presto a esplodere; precisamente nella parte centrale del racconto, che si regge interamente sulle azioni dei singoli e sulle loro conseguenze.
Ugualmente, i disegni e le chine dei coniugi Dodson sono di buon livello, in grado di dare il meglio più sulla mimica facciale e sull'aspetto dialogico che sulle sequenze d'azione. Stesso dicasi per i colori di Jordie Bellaire, sempre all'altezza della situazione nello scegliere delle palette tenui quanto efficaci, che rendano le tavole ancor più d'impatto e leggibili nella loro semplicità.
Il risultato è un racconto piacevole, sicuramente non indispensabile e meno magniloquente di altri fumetti della saga stellare dal punto di vista del world building. Se si entra nell'ottica che non si può sempre premere sull'acceleratore, rendendo necessari dei momenti raccontati con più ariosità che frenesia, questa miniserie riesce in pochi episodi ad aggiungere nuove sfaccettature a un'eroina che non ha certo bisogno di presentazioni, preservando lo status quo visto sul grande schermo.