Prince of Persia: The Lost Crown, la recensione

Prince of Persia: The Lost Crown rappresenta un nuovo inizio per il franchise. Un nuovo inizio incredibile sotto tutti i punti di vista

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Creato nel 1989 da Jordan Mechner, Prince of Persia è un franchise che deve continuamente fare i conti con il passare del tempo. Questo non solo per le tematiche che vengono trattate all’interno dei vari titoli, ma anche per l'impatto che la serie ha avuto sulle vite dei videogiocatori. Il primo episodio, nonostante i suoi trentacinque anni, è infatti un’opera fuori dal tempo, che al giorno d’oggi appare meravigliosa quanto lo era allora, pur con le dovute differenze. La saga legata alle Sabbie del Tempo, invece, sarà invecchiata peggio, ma mantiene un fascino incredibile e un level design fuso con la narrativa in grado di far invidia a numerosi titoli moderni. Per non parlare del reboot del 2008 che, pur avendo diviso pubblico e critica al lancio, viene ricordato con estrema passione da migliaia (se non milioni) di giocatori. Un’opera che, dopo tanto tempo, forse meriterebbe davvero una remastered.

Ubisoft, a quanto pare, ha però dei piani differenti per il suo brand.

In attesa di ulteriori informazioni sul remake di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo, titolo sparito dai radar ormai da diverso tempo, gli sviluppatori francesi non sono rimasti affatto con le mani in mano. A partire dal 18 gennaio, infatti, approderà sugli scaffali fisici e digitali Prince of Persia: The Lost Crown, sviluppato da Ubisoft Montpellier, nientemeno che il team che ha dato vita a Rayman Legends, Beyond Good & Evil e Valiant Hearts: The Great War. 

Dimenticate però le ultime iterazioni del franchise, perché The Lost Crown vuole tornare alle origini. Stiamo parlando, infatti, di un action-adventure in 2.5D farcito di sezioni platform e combattimenti all’arma bianca. Un mix tra il primo Prince of Persia e Hollow Knight che potrebbe lasciare inizialmente spiazzati. A un occhio meno esperto, infatti, questa nuova avventura del Principe di Persia (che poi non è nemmeno un principe) potrebbe sembrare un titolo più contenuto e “low budget”. Ecco, non c’è nulla di più sbagliato di questa affermazione. Scoprite insieme a noi come la saga Ubisoft è finalmente rinata e perché Prince of Persia: The Lost Crown è senza dubbio uno dei titoli più importanti di questo inizio 2024.

TRA LE PIEGHE DEL TEMPO

La trama di questa nuova avventura vede il giovane Sargon, valoroso combattente al servizio del principe di Persia Ghassan, coinvolto in un’oscura ragnatela di intrighi politici e sovrannaturale. Quando il succitato sovrano viene rapito, Sargon promette a sé stesso di riportarlo a casa a qualsiasi costo. Per adempiere al proprio giuramento, il nobile guerriero decide quindi di seguire il proprio bersaglio sino alle pendici del Monte Qaf, enorme montagna che sembra custodire un misterioso segreto. Un segreto legato a doppio nodo con lo scorrere del tempo, che all’interno del Monte Qaf sembra essere del tutto impazzito.

Il pregio maggiore della trama di Prince of Persia: The Lost Crown è quello di migliorare costantemente nel corso della storia. Se l’inizio appare solido, ma meno brillante, mano a mano che si scoprono i retroscena degli eventi il racconto diventa sempre più interessante. Merito anche della messa in scena, che riesce a raccontare eventi “semplici” in modo brillante, giocando con i colori e la musica per donare pathos alle vicende. Buoni i dialoghi, che ci hanno fatto empatizzare con i vari personaggi, pur senza farci gridare al miracolo. Lo stesso si può dire per i vari “documenti” trovati sparsi per la mappa, che arricchiscono il world building, ma senza particolare verve creativa.

Il comparto narrativo di Prince of Persia: The Lost Crown non è comunque il punto di forza della produzione, pur rimanendo su livelli più che discreti. In generale, abbiamo trovato Sargon un ottimo protagonista, che speriamo di rivedere in futuro per poterlo approfondire maggiormente.

RITORNO ALLE ORIGINI

Pad alla mano, Prince of Persia: The Lost Crown è un titolo sensazionale. A spiccare sin da subito è la grande agilità con la quale si può muovere il nostro protagonista. Correre, schivare, scivolare, saltare e rimbalzare sulle pareti sono le basi di un sistema di movimento tra i migliori mai visti in questo genere. Il titolo è infatti estremamente reattivo, permettendo al giocatore di effettuare delle azioni tanto frenetiche quanto appaganti. Il tutto si complica (e migliora) ulteriormente quando subentrano i vari poteri che possiamo ottenere nel corso dell’avventura. Il gioco, infatti, ci mette costantemente di fronte a nuovi enigmi da risolvere, nuove trappole da superare e nuove abilità in grado di cambiare il nostro approccio all'esplorazione. Il risultato? Un tripudio di azione frenetica e adrenalina che, dopo qualche ora, siamo riusciti a padroneggiare alla perfezione con non poca soddisfazione.

La percezione è quella di trovarsi alla naturale evoluzione di quel Prince of Persia del 1989, con tutte le migliorie del caso.

Il punto di forza maggiore di The Lost Crown è senza dubbio da ricercare nel suo level design, intricato e votato alla succitata esplorazione. Correre a perdifiato per le varie aree, scoprendo segreti, raccogliendo collezionabili e superando centinaia di trappole risulta dannatamente divertente, creando assuefazione. Un’assuefazione che non viene minimamente danneggiata dal backtracking, elemento inevitabile quando si parla di metroidvania. Ritornare nelle stanze viste in passato con nuovi poteri permette di trovare nuovi modi per affrontare situazioni prima considerate pericolose e ora facilmente superabili. Questo trasmette grande soddisfazione e, soprattutto, ci fa percepire un’effettiva evoluzione nelle abilità del personaggio.

SPIRITO GUERRIERO

Se le sezioni platform sono senza dubbio la cosa meglio riuscita di Prince of Persia: The Lost Crown, non bisogna sottovalutare però l’ottimo combat system ideato da Ubisoft Montpellier. Le abilità necessarie per esplorare gli ambienti, infatti, possono essere applicate anche in combattimento, con l’aggiunta di mosse speciali da attivare all’occorrenza. Il tutto supportato da una base apparentemente semplice, ma estremamente solida.

Sargon, infatti, può combattere con le sue fidate spade, sollevando anche da terra i nemici per continuare lo scontro in cielo. È inoltre presente un sistema di parata che, se attivato poco prima dell’impatto, può deviare il danno ricevuto. Sbagliare il tempismo, invece, comporta un danno extra per il nostro protagonista. Questa meccanica viene utilizzata anche in alcune boss fight, dove alcune mosse avversarie (accompagnate da una luce gialla) possono essere deviate, dando vita a una spettacolare sequenza cinematica. Quando, invece, gli avversari brillano di luce rossa, è necessario invece schivare il colpo, scivolando magari alle spalle del nemico per poter continuare il combattimento da una posizione di vantaggio.

I nemici sono lontani? Nessun problema. Nelle prime ore di gioco Sargon entra in possesso anche di uno speciale arco, necessario sia per combattere gli avversari più sfuggenti, che per risolvere i numerosi enigmi presenti nelle varie aree esplorabili. A questo fanno seguito nuovi oggetti e nuovi amuleti che è possibile equipaggiare nei vari checkpoint. Questi amuleti, che all’inizio forniscono bonus molto semplici, diventano via via più importanti, permettendoci di creare delle vere e proprie build in grado di dare vita a diversi approcci all’azione. È incredibile quanto il titolo Ubisoft riesca continuamente a sorprendere il giocatore, rivelandosi a mani basse una delle migliori produzioni della software house francese degli ultimi anni.

UN’OPERA D’ARTE IN MOVIMENTO

Visivamente, Prince of Persia: The Lost Crown è una piccola gemma. I fondali delle varie aree appaiono più slavati e freddi rispetto ai personaggi, creando così un buono stacco con gli elementi presenti in scena. La varietà di questi fondali, però, è notevole, portando in scena ambienti sempre differenti, con gamme cromatiche diverse e uno stile artistico semplice, ma pulito. Discorso diverso per i personaggi, che vantano una grafica che a tratti ci ha ricordato lo stile cel-shading. I modelli vengono inoltre accompagnati in alcuni momenti da giochi di luce ed effetti artistici con un marcato colore blu neon. Si tratta di sequenze davvero esaltanti, che ci hanno riportato alla mente incredibili opere pop come Spider-Man: Into the Spider-Verse.

Ottima anche la colonna sonora del gioco, che mescola musiche vicine alle atmosfere tipiche del franchise con tracce rock per dare valore agli scontri. Il risultato finale, che potete trovare su Spotify o su Apple Music, è davvero riuscito. L’ennesima prova di come The Lost Crown non sia un titolo realizzato “al risparmio”, ma un’opera nella quale i dev hanno riposto tutta la propria passione e le proprie capacità. Un’ultima informazione: il gioco manca del doppiaggio italiano, ma è interamente sottotitolato nella nostra lingua. Un peccato, ma in linea con le recenti release di Ubisoft come Avatar: Frontiers of Pandora.

PRINCE OF PERSIA: THE LOST CROWN

Prince of Persia: The Lost Crown è il modo migliore per cominciare questo 2024. È sempre un piacere quando un titolo che rischiava di passare in sordina si rivela poi un piccolo (ma neanche troppo) capolavoro. Se avete amato opere come Dead Cells, Hollow Knight, Metroid o i primi Prince of Persia, questo è senza dubbio il gioco che state cercando. Per tutti gli altri, non sottovalutate il lavoro fatto da Ubisoft Montpellier, perché fareste un grande errore. Il celeberrimo team francese ha confermato per l’ennesima volta la propria bravura, immettendo sul mercato un’opera curata sotto ogni singolo aspetto. Un’opera che segna quindi il ritorno in grande stile di un franchise in pausa da ormai troppi anni. Speriamo di essere di fronte a una nuova rinascita, sia per la saga di Prince of Persia, che per Ubisoft stessa.

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