Primadonna, la recensione
La storia di Primadonna è la classica parabola di conquista di un diritto all'americana che però qui è ben sporcata dallo spirito italiano
La recensione di Primadonna, il film in sala dall'8 marzo
Quello che cambia e che rende tutto molto più nostro è semmai la lettura del presente. Ogni racconto del passato è fatto in funzione di una narrazione del presente e se nel cinema americano le storie di conquista di diritti hanno come sottotesto che tutto nella società può cambiare tramite l’ostinazione dei singoli, che l’eccezionalismo della popolazione americana e del suo sistema sta nel fatto che anche la corruzione o l’oscurantismo peggiori possono essere vinti dallo spirito indomabile di una persona o un gruppo, in Italia anche una vittoria ha il sapore della sconfitta. Primadonna racconta sì di un piccolo trionfo per gli standard dell’epoca ma fa molta attenzione a contaminarlo con l’amarezza che nulla cambi mai davvero, che una sentenza significhi poco. Non a caso poi molti dei termini, del linguaggio e delle accuse sono scritte e poste in modo da echeggiare nella testa dello spettatore polemiche contemporanee. Quello che ieri si voleva sconfiggere oggi è ancora vivo.
Il film deve quindi vivere di interpretazioni e spesso appigliarsi ai suoi attori con risultati altalenanti. Claudia Gusmano ha il personaggio più complicato, la protagonista, ne deve recitare prima la repressione silenziosa, poi la violenza subita e poi ad un certo punto l’assenza, il momento in cui maturare la più assurda delle decisioni: essere la prima a fare qualcosa che nessuno fa in un luogo in cui le convenzioni sono tutto. E non sempre questo riesce come il film spererebbe, non sempre cioè regge intere scene. È semmai Francesco Colella, con il personaggio più da cinema americano (l’avvocato anticonformista e fuori dagli schemi, outsider che aiuta un’altra outsider riconoscendosi come simili) che invece mostra un’intensità di peso, racconta con i gesti, gli sguardi e le intenzioni tutti i sentimenti legati alle scene che stiamo vedendo e trasmette quando deve tensione, empatia o dramma.