Pretty Little Liars 6x11, "Of Late I Think of Rosewood": la recensione
Ecco la nostra recensione al mid-season première della seconda parte della sesta stagione di Pretty Little Liars in onda tutti i martedì su Freeform
Nonostante tutto sembrano comunque più responsabili, qualcuna con qualche problemino in più (Emily), chi con le stesse potenzialità di sempre (Spencer), chi è ancora leggermente impaurita dal proprio passato (Aria) e chi invece ha finalmente trovato la sua strada pur avendo perso qualcosa durante il tragitto (Hanna). Le loro nuove relazioni in questo episodio non sono state ancora esplorate del tutto e non abbiamo visto nessuno dei loro nuovi ragazzi, sappiamo solo i loro nomi e abbiamo visto da lontano un anello che in foto, a detta di qualcuno, sembrava più grosso di quello che in realtà è. Spencer rispetto alle altre ha altro a cui pensare anche se non manca un confronto pieno di pathos con Toby. Ezra è tornato barbuto, distrutto, demoralizzato e senza nessuno scopo, ma comunque si è ritrovato dopo la pubblicazione di "Ostinato" ad avere una sorta di blocco dello scrittore in stile Hank Moody di Californication. La tragedia in Sud America deve essere davvero stata una tragedia: ora gestisce di nuovo il The Brew. Aria lavora per la casa editrice per cui Ezra scrive e qualche sguardo flash tra i due non è mancato. L'unico bagliore di speranza, illusoria, si è visto durante qualche sguardo di tenerezza tra Hanna e Caleb in una mattina post-sbronza.
La puntata torna per determinate cose e non torna per altre. Il personaggio delle cinque che ha convinto di meno è decisamente Emily, senza nessun tipo di voglia di volerci essere veramente. Ovviamente dopo la morte di suo padre tutto è giustificato, ma ci aspettavamo un coinvolgimento maggiore delle altre nella questione e un approccio diverso di Emily, oramai depressa e con qualche problema da risolvere.
Concludiamo quindi con il colpo di scena finale. Dopo le dichiarazioni delle ragazze, non si sa per quale assurdo motivo Charlotte viene rilasciata. Alison nel frattempo prepara casa allestendola nel modo che più di tutti potesse far star bene Charlotte e dopo una serena serata passata assieme, Charlotte sparisce. Solo qualche secondo dopo scopriamo essere stata uccisa e poi fatta volare giù da quel famoso campanile che nel finale della prima stagione ci ricordava la scena finale de "La donna che visse due volte" di Alfred Hitchcock. Ed eccolo qui il mistero, chi è stato? Chi c'è dentro quella macchina oscura dopo l'ennesimo funerale? I fiori trovati sulla sua mano del corpo significano qualcosa? Charlotte è uscita di sua spontanea volontà? Mona avrà qualche rilevanza vista la sua assurda testimonianza in favore di Alison? Nel giro di qualche minuto spuntano mille domande diverse, come al solito, con la speranza che stavolta si possa trovare una strada coerente. E se così non fosse ci ritroveremmo comunque sempre qui a guardare Pretty Little Liars, che nonostante tutto ci fa emozionare anche solo nel momento in cui arriva Sarah Harvey vestita di nero camminare come Nosferatu nella navata di quella chiesa vista e rivista.