Pretty Little Liars 6x11, "Of Late I Think of Rosewood": la recensione

Ecco la nostra recensione al mid-season première della seconda parte della sesta stagione di Pretty Little Liars in onda tutti i martedì su Freeform

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Le Liars son tornate, sono passati cinque anni e continuano nonostante tutto a dimostrarsi le solite ragazze di sempre, disposte a tutto pur di aiutarsi a vicenda. In questo caso è proprio in soccorso di Alison che le ragazze sparse per il globo decidono di ritornare a Rosewood. Le novità sono tante, così come i costumi, le responsabilità e qualche guaio in più. Con il nuovo brand Freeform, ex ABC Family, ci si aspettava qualche cambiamento di stile che fondamentalmente adesso non è ancora così visibile, a parte forse una predisposizione all'alcool da parte delle quattro protagoniste. Non parliamo delle pasticche perché Spencer nelle scorse stagioni ha già dimostrato di saper falsificare le ricette del dottore. Emily avrà preso spunto da lei.

Nonostante tutto sembrano comunque più responsabili, qualcuna con qualche problemino in più (Emily), chi con le stesse potenzialità di sempre (Spencer), chi è ancora leggermente impaurita dal proprio passato (Aria) e chi invece ha finalmente trovato la sua strada pur avendo perso qualcosa durante il tragitto (Hanna). Le loro nuove relazioni in questo episodio non sono state ancora esplorate del tutto e non abbiamo visto nessuno dei loro nuovi ragazzi, sappiamo solo i loro nomi e abbiamo visto da lontano un anello che in foto, a detta di qualcuno, sembrava più grosso di quello che in realtà è. Spencer rispetto alle altre ha altro a cui pensare anche se non manca un confronto pieno di pathos con Toby. Ezra è tornato barbuto, distrutto, demoralizzato e senza nessuno scopo, ma comunque si è ritrovato dopo la pubblicazione di "Ostinato" ad avere una sorta di blocco dello scrittore in stile Hank Moody di Californication. La tragedia in Sud America deve essere davvero stata una tragedia: ora gestisce di nuovo il The Brew. Aria lavora per la casa editrice per cui Ezra scrive e qualche sguardo flash tra i due non è mancato. L'unico bagliore di speranza, illusoria, si è visto durante qualche sguardo di tenerezza tra Hanna e Caleb in una mattina post-sbronza.

Le sole persone che sono rimaste a Rosewood sono Alison e Toby, quest'ultimo alle prese con il martello e lo scalpello con l'obiettivo di costruire una nuova casa in campagna (sono arrivati i soldi dell'assicurazione della casa bruciata). Lorenzo è ancora nelle forze della polizia, inaspettato veder ritornare un personaggio pre-annunciato e non dimenticato da Marlene King. Strano, visto che ora Alison sembra interessata al Dott. Rollins. La mamma di Spencer è oramai ufficialmente in politica (c'era da aspettarselo), la mamma di Hanna ha deciso di riportare in vita il vecchio Radley aperto a tutti trasformandolo in un luogo adatto ai telespettatori di Freeform, questo nuovo pubblico pronto ad aprirsi all'alcool (il sentimento che si prova è sentirsi finalmente cresciuti).

La puntata torna per determinate cose e non torna per altre. Il personaggio delle cinque che ha convinto di meno è decisamente Emily, senza nessun tipo di voglia di volerci essere veramente. Ovviamente dopo la morte di suo padre tutto è giustificato, ma ci aspettavamo un coinvolgimento maggiore delle altre nella questione e un approccio diverso di Emily, oramai depressa e con qualche problema da risolvere.

Continua ad essere incoerente il personaggio di Alison che con il solito modo di fare, pur essendo cresciuta e diventata ora professoressa, ha la capacità e la forza senza nessuno scrupolo di maneggiare a suo piacimento le persone intorno a sé. Fondamentalmente il suo cambio repentino sta solo nell'abbigliamento, è la solita egoista che fa le facce storte nel momento in cui qualcuno dissente ad una sua richiesta. E qual'è esattamente la sua richiesta? Quella di chiedere aiuto alle ragazze riguardo il processo di CeCe, che vi ricordiamo essere la famosa A nonché sua sorellastra, una richiesta che noi definiremmo assurda. La "scarcerazione" di Charlotte da quella sorta di ospedale psichiatrico super floreale, pulito e candido dipende solo ed esclusivamente dalle dichiarazioni che le quattro ragazze sarebbero disposte a fare davanti al giudice. Per farla breve quattro di loro hanno dimostrato di non aver seguito la storia di Pretty Little Liars fino ad oggi, solamente Aria riesce nuovamente a dimostrare di avere sale in zucca e di comportarsi realmente come un essere umano. La scena più bella dell'episodio appartiene decisamente a lei e alla sua credibilità.

Concludiamo quindi con il colpo di scena finale. Dopo le dichiarazioni delle ragazze, non si sa per quale assurdo motivo Charlotte viene rilasciata. Alison nel frattempo prepara casa allestendola nel modo che più di tutti potesse far star bene Charlotte e dopo una serena serata passata assieme, Charlotte sparisce. Solo qualche secondo dopo scopriamo essere stata uccisa e poi fatta volare giù da quel famoso campanile che nel finale della prima stagione ci ricordava la scena finale de "La donna che visse due volte" di Alfred Hitchcock. Ed eccolo qui il mistero, chi è stato? Chi c'è dentro quella macchina oscura dopo l'ennesimo funerale? I fiori trovati sulla sua mano del corpo significano qualcosa? Charlotte è uscita di sua spontanea volontà? Mona avrà qualche rilevanza vista la sua assurda testimonianza in favore di Alison? Nel giro di qualche minuto spuntano mille domande diverse, come al solito, con la speranza che stavolta si possa trovare una strada coerente. E se così non fosse ci ritroveremmo comunque sempre qui a guardare Pretty Little Liars, che nonostante tutto ci fa emozionare anche solo nel momento in cui arriva Sarah Harvey vestita di nero camminare come Nosferatu nella navata di quella chiesa vista e rivista.

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