Pretty Deadly vol. 1: L'avèrla, la recensione

Abbiamo recensito per voi Pretty Deadly vol. 1: L'avèrla, primo volume del fumetto firmato da Kelly Sue DeConnick ed Emma Ríos, edito da BAO Publishing

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C'era una volta uno scalpellino, il quale fu così fortunato da sposare una donna meravigliosa, Bellezza. Accecato da un amore folle, lo scalpellino fece della propria moglie un gioiello. Del resto amava Bellezza da sempre, e il suo affetto con conosceva limiti. Questo sentimento talmente soffocante privò però Bellezza della propria umanità, della propria vita, rendendola poco più che un semplice oggetto. Geloso e impaurito che qualcuno potesse portargli via il suo tesoro, lo scalpellino rinchiuse la sua sposa in una torre, una prigione di fredda pietra dalla quale era impossibile uscire. Senza più alcuna speranza nell'anima, Bellezza pregò il suo dio di liberarla da tanto dolore. La sua preghiera rimase inascoltata. Così, la donna si rivolse alla Morte, chiedendo che la sua sofferenza potesse avere fine. La Morte non rimase indifferente a questo canto disperato, e si recò personalmente da Bellezza. Fu così che la Morte scoprì l'amore, e fu così che iniziò la fine del mondo. Alla fine, Bellezza venne liberata dal suo dolore e fu destinata all'eterno riposo. Alla morte di Bellezza sopravvisse però qualcosa, o meglio qualcuno: si chiamava Ginny, era una neonata, e la Morte era suo padre. Nel tempo, la creatura venne ribattezzata Ginny Volto di Morte, e divenne mietitrice di vendetta e cacciatrice di uomini che avevano peccato. Per l'eternità.

Questa è la leggenda di Ginny che il vecchio Volpe e la piccola Sissy vanno cantando di paese in paese per le lande desolate di un mondo distopico, assai simile al Selvaggio West visto in tanti lungometraggi di genere. Casualmente, o forse no, i due si imbatteranno nel lestofante conosciuto come Johnny Coyote, al quale Sissy sottrarrà una pergamena apparentemente priva di qualsiasi valore. In realtà quella pergamena è il Legante, MacGuffin che metterà in moto una serie di sfortunati eventi, fatti di inseguimenti e battaglie, cacciatori e prede. Da un lato vi saranno Volpe, Sissy, e la banda del vecchio, dall'altro l'implacabile Alice, tutti alla ricerca di una misteriosa fiera nata da un fiume di sangue, il cui destino è quello di uccidere e rimpiazzare la Morte stessa. In ballo ci sarà l'anima del mondo e di tutti i suoi abitanti. E Ginny Volto di Morte cosa c'entra in tutto questo? Non chiedetelo a noi, del resto questa storia ci è stata raccontata da una farfalla e da un suo bizzarro amico coniglio.

Pretty Deadly, opera a fumetti co-creata da Kelly Sue DeConnick (testi) ed Emma Ríos (matite), edita oltreoceano da Image Comics e importata nel nostro Paese da BAO Publishing, è una storia che è riduttivo definire originale.

La fervida immaginazione della sceneggiatrice crea un universo narrativo vasto e variopinto, nel quale fa giocare un cast corale ben caratterizzato ed eterogeneo. Pretty Deadly mischia il fantasy all'horror, il western al romanzo d'avventura, risultando una delle letture più sorprendenti degli ultimi tempi. I meriti della scrittrice sono apprezzabilissimi, sia nell'ideazione di un pitch follemente geniale, sia nella sua resa in termini di narrazione: lo storytelling del fumetto è complesso e stratificato, ricco di sotto-trame e twist narrativi, tenuti assieme al meglio da un fil rouge che poi unisce, senza sbavature, tutte le tessere in un perfetto mosaico conclusivo.

Molti elogi anche per la Ríos, un'artista il cui stile non è immediato e facilissimo da apprezzare di primo acchito, ma che nasconde una grandiosa potenzialità se osservato con la giusta dovizia. Il tratto iper-cinetico e aggressivo della disegnatrice riesce a conferire grande dinamicità a una storia che si muove a ritmo tachicardico, senza però mai risultare confusa o divagante.

Pretty Deadly è il fumetto giusto per chi cerca qualcosa di innovativo e vintage allo stesso tempo, per chi ama le ambientazioni alla Old Wild West, ma non disdegna le opere di fantasia fatte di mostri e strane creature. Il fumetto possiede una carica importante anche grazie a una sana dose di violenza, che non dispiace, ma appaga in termini sanamente macabri. La storia, inoltre, realizzata da un duo artistico al femminile, strizza furbescamente l'occhio al sempre più crescente numero di lettrici di comics, senza però svilire coloro che hanno i peli sul petto, va detto.

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