Preacher 4x08 "Fear of the Lord": la recensione
A due episodi dalla fine, Preacher spinge sul pedale della sgradevolezza, senza freni e senza scopo, con una puntata irritante
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Il protagonista dell'episodio, a volerne trovare uno, è Starr. Lo conosciamo a partire da un flashback della sua giovinezza, in cui vince per l'ennesima volta un concorso canoro trionfando su dei ragazzini invidiosi. Questi lo rintracciano in bagno e lo torturano, sarà la prima delle moltissime mutilazioni e umiliazioni del personaggio. La scrittura di Preacher viaggia sempre sul filo della provocazione, che dovrebbe bastare a se stessa, che sfida la pazienza dello spettatore. E qui quell'approccio si esalta. Le mutilazioni ricorrenti di Starr sono prese dal fumetto, una sorta di tormentone protratto fino alla fine della storia. Ma lì erano più diluite, e non intaccavano la struttura della storia, che procedeva per grandi archi e con più rapidità.
Tutto come atteso per i tre protagonisti. Cassidy e Tulip non riusciranno a uccidere l'innocente Humperdoo al quale si affezionano (c'è anche una scena di vomito condiviso) e Jesse non riuscirà a sedersi sul trono di Dio. Nel suo ultimo caso vi è un lungo senso di attesa – che potrebbe anche essere tipico di un limbo – e che lo porta infine a confrontarsi con Dio. La visione che Jesse ha di Dio cambia più volte in funzione del risultato atteso. Un attimo prima lo sfida, poi lo insulta, poi si abbandona completamente alla sua volontà. Come in questo caso, ma forse finalmente il protagonista ha mangiato la foglia. Determinante allora è un dialogo con il Santo degli Assassini, in cui ancora una volta ci viene ribadita la critica alla fede cieca in un pastore, un generale, o Dio.