Preacher 4x07 "Messiahs": la recensione
Il settimo episodio stagionale di Preacher spinge la storia verso il suo atto finale e prepara il climax della storia
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Jesse Custer è morto, e l'episodio ragiona sulle conseguenze di ciò da più punti di vista. L'ex predicatore si ritrova in paradiso, o forse all'inferno, o forse in una specie di limbo che Fiore ha preparato per lui. L'ambientazione non è chiara mai del tutto nel corso dell'episodio, e tutto serve unicamente a dare un contesto a ciò che si vuole raccontare, senza preoccuparsi troppo della sostanza. Qui Fiore sta chiedendo a Jesse di prendere il posto sul Trono, e di farlo il prima possibile. L'apocalisse incombe, quella voluta da Dio, che sta preparando una nuova estinzione dopo quella dei dinosauri.
Come avvenuto per il Grail, anche qui a Jesse viene chiesto di diventare qualcosa di più di quel che è. Jesse nel frattempo è passato attraverso molte esperienze, dovrebbe essere un uomo meno disincantato rispetto agli esordi. Eppure, stranamente, lo vediamo ancora confidare nel disegno divino. Ci vuole un flashback – anche questo non è chiaro nello svolgimento – per aprirgli finalmente la mente e fargli comprendere la situazione. La sequenza che ci mostra il momento in cui Dio abbandona il paradiso per darsi ai divertimenti sulla Terra non è del tutto utile, e non mostra nulla che non sapessimo già. Ma, appunto, adesso la serie ha di fronte a sé un obiettivo chiaro e un climax a cui tendere in modo palese.Gli altri Messia dell'episodio sono Gesù – ovviamente – e Humperdoo. La serie riesce a raccontarci bene la sofferenza di Tulip, non tanto di Cassidy, per la morte dell'amico, e la loro ricerca del discendente di Cristo. E c'è tutta l'ironia dello show nel fatto di ritrovarlo all'interno di una congregazione ebraica, che lo venera come il Salvatore. Tulip e Cassidy concedono molto meno del solito alla leggerezza e al sarcasmo: sono determinati e spietati, e non si fermeranno di fronte a nulla pur di rapire l'unica figura con la quale ricattare Dio. Ancora una volta la stagione manca di sostanza e vive di piccoli momenti, piccole scenette che possono funzionare oppure no.
Il tormentone delle mutilazioni di Starr è più patetico che divertente, mentre funzionano meglio gli scambi tra Hitler e Gesù, tanto che avremmo voluto vedere qualcosa in più delle loro contrattazioni.