Preacher 4x05 "Bleak City": la recensione
Nel piccolo caos che è la quarta stagione di Preacher, Bleak City è la molla che fa scattare in avanti l'intreccio quel tanto che basta.
Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.
In Australia, il Santo degli Assassini si avvicina pericolosamente a Jesse Custer. Nulla lo ferma, nulla si può frapporre tra di lui e la sua preda, se non una pila di cadaveri che aumenta senza sosta. Jesse utilizza impropriamente Genesis, e si svela al suo inseguitore. Tutto l'episodio, almeno per quel che riguarda questa sottotrama, è un lungo inseguimento, fatto di piccole soste. A fare da ponte tra il furore cieco del pistolero e il protagonista, ci pensa Eugene. Dopo tantissimo tempo, Jesse viene messo di fronte ad uno dei suoi peccati più grandi e più egoisti, di fronte a quelle parole che hanno mandato all'inferno Eugene.
Magari non Tulip, lei no. Ma Cassidy, che indulge in una fantasia starwarsiana che nessuno capisce, nella quale lui è Han Solo, pronto a tornare per dare una mano all'amico. Convincendosi di non essere quell'egoista bastardo che per certi versi è. La serie si concede anche un piccolo momento di riflessione dedicato alla sua particolare versione di Gesù. Qui il figlio di Dio non mette in dubbio nemmeno per un momento la volontà e il disegno del Padre – risate di Tulip – ma deve ammettere di aver commesso solo un piccolo errore, a fronte del quale gli è stato preferito Humperdoo. Qualcosa che ci dà una lettura più approfondita del personaggio di Gesù nella serie, un elemento del quale non sapevamo di avere bisogno.