Preacher 4x03 "Terrible Beauty": la recensione

Preacher è quel tipo di serie che può basare un intero episodio sui personaggi anziché sulla storia, ma non è questo il caso

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Spoiler Alert
Preacher è quel tipo di serie che può permettersi un episodio solo basato sui personaggi e non sulla storia. Il trio di protagonisti è ormai molto riconoscibile, ed è anche piacevole (o almeno lo è per chiunque sia arrivato fino alla quarta stagione). l'ambientazione ha uno stile che è anche un marchio di fabbrica. Qui l'episodio parte con una pseudo pubblicità di un profumo, e non abbiamo mai il dubbio che stia per arrivare la svolta. Terrible Beauty ha dei buoni momenti, ma, detto tutto questo, è anche un episodio sostanzialmente inutile, che conferma la lunga scia già vista nella precedente puntata, dopo il fallimento del salvataggio di Cassidy.

Dopo la breve parentesi in cui avevamo visto riunirsi il trio contro il Grail, la scrittura ha ancora una volta separato i protagonisti. Li seguiamo nei loro percorsi individuali, senza che nulla abbia un impatto sulla trama generale, almeno nell'arco dell'episodio. Jesse, ancora in viaggio per l'Australia, ricorda quanto avvenuto al Jesus de Sade, un luogo in cui avvengono fatti orribili. Vorrebbe salvare un bambino, entra nell'edificio, fa una strage, ma non serve a nulla. Peccato, perché la lunghissima schermaglia esagerata – più fumettosa del fumetto da cui proviene – ricorda un momento di Old Boy, ed è molto esaltante.

Cassidy è sempre prigioniero, ancora sottoposto a torture. Qui ricorda il momento in cui fu trasformato in vampiro nell'Irlanda del 1919, ma è solo una piccola parentesi che non ci dice molto su un personaggio che già conosciamo. Ancora peggio per quanto riguarda Tulip, legata a letto e sottoposta a test psicologici: il suo piano per questa settimana non verrà attuato. Entrambi appaiono sprecati, entrambi letteralmente bloccati e inermi, esattamente come le storie dei loro personaggi.

Qualche guizzo allora lo regala la coppia quasi inedita Santo degli Assassini e Eugene, in viaggio per andare da Jesse. Giocando per caso sul mood dell'episodio, anche Eugene sottolinea come viaggiare a piedi sia senza dubbio il modo più lento per raggiungere il proprio obiettivo. Dare qualche linea di dialogo in più al killer è una buona idea per renderlo più un personaggio e meno uno strumento narrativo, ma anche qui si tratta di una vicenda che non si integra bene con l'avanzamento della trama.

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