Preacher 3x09 "Schwanzkopf": la recensione

Ecco le nostre impressioni sul nono episodio stagionale di Preacher

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Spoiler Alert
Lo Schwanzkopf del titolo dell'episodio, ossia la "testa di c***o" in senso letterale e non, qui è Starr, che dopo aver portato Jesse nel cuore del Graal e aver scongiurato l'apocalisse, ancora non comprende chi ha di fronte. È solo una delle conclusioni sospese di un episodio di Preacher ricco di eventi, con alcune belle soluzioni visive, e un buon ritmo. Proprio la capacità di gestire bene le storyline è l'elemento vincente di una stagione che ormai si avvia alla conclusione, e che anche stavolta ha il merito di portare avanti la trama, preparando i confronti per il gran finale mentre altri vengono chiusi.

E non c'è timore ad aprire la puntata con quello che sarà il momento più violento, ma forse anche il più importante a livello narrativo. Jesse riesce a liberarsi, a far fuori le guardie e a vincere un confronto con l'Allfather. Preacher, ovviamente, non può liquidare una massa così volgarmente assurda e mastodontica con un semplice colpo in testa, come suggerito nella scorsa puntata. Ecco quindi che nemmeno il capo del Graal – in realtà sarebbe stato strano il contrario – può sopportare la miscela Genesis, e il bianco della stanza si tinge del rosso delle budella dell'Allfather. Stessa soluzione visiva che poi verrà applicata su Starr, vessato in tutti i modi nel resto della puntata. C'è un'apocalisse da scongiurare, e questa viene evitata in un modo abbastanza creativo.

Eliminare l'ingenuo e incolpevole Humperdoo, oltre a rovinare il personaggio di Jesse, avrebbe dato al discendente di Cristo un forte riconoscimento. Jesse, al contrario, libera nel mondo tutti i doppioni, indistinguibili dall'originale, di fatto eliminando ogni possibile elemento speciale. Qui non si ferma la vendetta di Starr, che tornerà a dare la caccia a Jesse. Ora più che mai non lo percepiamo più come una minaccia, ma è sempre divertente passare del tempo insieme a questa nemesi improbabile, come tutto del resto nel pazzo mondo della serie. E le altre storyline sono lì a dimostrarlo.

C'è Tulip che viene catturata dall'Angelo della Morte, piazzata su un autobus diretto all'inferno insieme al solito stucchevole Eugene e a Hitler. È divertente il modo in cui per tutto il tempo Tulip e gli altri si affannano a cercare una soluzione dietro l'altra per fuggire, e il modo in cui nessuna di queste avrà il minimo impatto sulla trama. Tutto si risolve, in modo prevedibile, grazie all'intervento dei sottoposti di Hitler, da quest'ultimo evocati a più riprese. Cosa accadrà da questo momento in avanti è un mistero assoluto, ma funziona la decisione della serie di sparpagliare i tre protagonisti in altrettante direzioni nella seconda metà di stagione.

Per ultimo arriva proprio Cassidy. Non c'è molto da segnalare qui, e anche la sua crocifissione è meno interessante di quello che vorrebbe essere. Funziona meglio l'idea alla base del culto dei vampiri nei confronti di Eccarius. È lui questa simildivinità del mondo dei vampiri che si nutre dei suoi adepti, delle loro illusioni e speranze, in fondo come ogni altra struttura di potere religioso dileggiata dalla serie.

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