Preacher 2x03 "Damsels": la recensione
Terzo episodio della stagione per Preacher: Jesse, Cassidy e Tulip arrivano a New Orleans
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Damsels è il titolo dell'episodio. E, anche se di damigelle in pericolo non ne vedremo, e quelle che lo sono sono tutt'altro che “eleganti damigelle”, i conflitti perseguitano ogni personaggio. A rotazione, in un caos jazz che qualcuno alla fine dell'episodio definisce la fine del mondo, i fantasmi del passato tornano a fare capolino nella mente e nelle vite dei protagonisti, presentandosi o sotto forma di ricordi penosi, o sotto forma di concrete minacce alla loro persona. Nel primo caso è significativo il riferimento ad Angelville, che fa sobbalzare Jesse e lo porta lontanissimo con la mente, un segnale che già avevamo visto nei primi due episodi. Forse possiamo aspettarci un episodio flashback sulla sua giovinezza entro la stagione.
Preacher ormai è una serie consapevole delle proprie potenzialità, che tende a smussare e dilatare, ma non troppo, i tempi della narrazione, per giocare su uno stile riconoscibile e forte. Esempio pratico nella puntata è la parentesi dedicata a Eugene, che occupa tutta la prima parte e torna per un ultimo colpo verso il finale. In una soluzione che riprende quanto già avevamo visto lo scorso anno per il killer, l'inferno di Eugene ha le sembianze di un eterno loop che ripropone il momento più tragico della sua vita, quello in cui la sua amica Tracy si sparò di fronte a lui, per certi versi anche a causa di una sua leggerezza (ma non gli si può dare colpa, Eugene è forse l'unico personaggio puro della serie). L'apparizione di Hitler nel finale sembra avere un valore più stilistico che narrativo (il senso del grottesco che dicevamo prima), ma al tempo stesso Noah Taylor non è esattamente un interprete sconosciuto, e quindi qualcosa da fare ci sarà.