Preacher 1x06 "Sundowner": la recensione

Al sesto episodio Preacher alza il ritmo, fornisce alcune delle risposte più attese e costruisce un incipit magistrale: l'impressione è che il resto della stagione sarà in crescita

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Spoiler Alert
Dopo aver trascorso metà stagione a destreggiarsi tra una decina di storyline, senza collegamenti, senza risposte, senza contesto, Preacher ci regala l'episodio che aspettavamo. La sesta, e migliore, delle puntate andate in onda finora, affronta con il piede sull'acceleratore la mitologia che si nasconde dietro lo show e dietro i personaggi che abbiamo visto interagire, morire, tornare senza un perché. Lo fa con lo stile che ha sempre mantenuto, regalandoci una cold open fantastica e proseguendo su quel solco per tutta la puntata. Anche quando non risponde direttamente alle domande, Preacher dà sempre un motivo per continuare a vederlo. E l'impressione è che la strada fino al season finale sarà in crescita.

Riprendiamo da uno dei cliffhanger della scorsa settimana, quello che ci interessava di più. Si tratta di Jesse che incontra i due angeli – finalmente li possiamo chiamare così – Fiore e Leblanc presso una tavola calda, con questi che gli rivelano il conflitto in gioco. In realtà non sarebbe loro intenzione, ma Jesse interviene con il suo potere costringendoli a parlare e interpretando perfettamente i pensieri dello spettatore che non ne può più di attendere. Detto fatto, scopriamo che l'entità che è entrata nel corpo del pastore si chiama Genesis (brutto nome, commenterà Cassidy) ed è figlio dell'unione tra un angelo e un demone. Si tratta dell'unica creatura in grado di sbilanciare l'equilibrio di forze tra il paradiso e l'inferno, ed è compito dei due angeli custodi – letteralmente, era compito loro tenerla d'occhio – recuperarla.

Segue un momento di violenza creativa davvero encomiabile in cui la stanza di un motel diventa teatro di un massacro, con un serafino che vuole uccidere il prete e gli altri due angeli a difenderlo. I cadaveri si ammucchiano l'uno sull'altro e c'è una crescita costante nella scena, che va avanti molto più di quanto sarebbe logico pensare – a un certo punto arriva pure Cassidy – fino a fare il giro completo e passare da stancante a esilarante. Mentre Jesse e Cassidy lavano i panni sporchi di sangue (“like Pulp Fiction”) il primo si rifiuta di restituire il potere, perché afferma che questo è il volere di Dio.

E questo è un po' il tema della puntata e in generale dello show fino ad ora. L'uomo che interpreta il potere come un segno divino autogiustificandosi, la salvezza regalata come caramelle al prossimo, senza scelta, quasi “barando” come dirà Eugene ad un certo punto, scatenando le ire di Jesse. Ecco, la scelta è il nodo centrale, di questa come delle altre storyline dell'episodio. Jesse sceglie di tenere il potere, così come Tulip (scopriamo che aveva un figlio) sceglie di aiutare Emily dopo averla aggredita, così come il sindaco sceglie di coprire le spalle di Odin, così come alcuni ragazzi, a quanto pare sinceramente gentili, decidono di portare con loro Eugene durante un'uscita. È in quest'ultimo segmento, e nella discussione immediatamente seguente con Jesse, che la puntata si svela.

Per tutto il tempo siamo assolutamente convinti che i ragazzi stiano prendendo in giro Eugene, e che tutto si ridurrà a un pestaggio o peggio. E invece no. Forse è vero che si può scegliere, forse è vero che si può cambiare, e quanto è migliore il perdono sincero rispetto a uno ottenuto con la forza? Non la pensa così Jesse, che sempre più sta perdendo il controllo del suo potere, nel momento in cui scaglia all'inferno Eugene. A proposito, ma può farlo? O meglio, i suoi poteri non si limitano a costringere le persone a eseguire un certo comportamento contro la loro volontà? A quanto pare c'è ancora molto da scoprire.

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