Preacher 1x05 "South Will Rise Again": la recensione

Preacher al giro di boa: la serie della AMC inizia a dare alcune risposte ai suoi spettatori, e la storia prova ad andare avanti

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Spoiler Alert
Prima i personaggi, poi i temi e alla fine, se rimane del tempo, la storia. Preacher rischia di essere un calvario per i non lettori, ignari di come le varie ramificazioni andranno a incrociarsi, e per i lettori, che potrebbero mal digerire i cambiamenti rispetto al fumetto. South Will Rise Again poi è ancora più importante perché è lo spartiacque della stagione, sia perché segna la metà del percorso, sia perché finalmente qualcosa nelle rivelazioni inizia a muoversi, e la storia fa un passo in avanti in molte storyline. Per certi versi un punto di non ritorno, al quale però non sappiamo se corrisponderà un aumento del ritmo.

Personalmente continua a piacermi molto questa serie. Aiuta molto la breve durata degli episodi. Se fossero state puntate da un'ora, con questo ritmo e queste pochissime concessioni all'evoluzione della trama, magari ora staremmo parlando di un altro show, ma finora il gioco vale la candela. Anche perché, nascosti, sottintesi, un po' buttati là, gli avanzamenti di trama ci sono. In questa puntata abbiamo la conferma che Tulip ha scoperto il segreto di Cassidy (la scena di sesso a questo punto della storia però sembra fuoriluogo), l'uso sconsiderato del potere divino da parte di Jesse rivela tutti i suoi risvolti negativi, i due "agenti del governo" rivelano in effetti di giungere dal Paradiso, Odin fa una strage che non potrà rimanere senza conseguenze.

La parentesi iniziale ambientata nell'Ottocento, che prosegue la storia del pistolero vista all'inizio del secondo episodio, è la storia nella storia. Difficile interpretarla, difficile inquadrarla nel resto della puntata, ma è comunque una storia che ci arriva inalterata in tutta la sua crudeltà, amarezza e rabbia. Preacher parla di questo: poteri troppo grandi, azioni sconsiderate, personaggi che non vogliono il bene anche perché non ci credono nemmeno, e che quando lo cercano vengono ricacciati nella polvere.

Ci prova Jesse a trarre il bene, o quantomeno una versione un po' malata di ciò che per lui è il bene, dalla squallida comunità in cui vive. Le scene tra lo sceriffo e suo figlio ci restituiscono questo confronto tra un uomo che soffoca tutto se stesso, tutta la sua sofferenza, e un altro in cui invece la sofferenza è fin troppo palese. La scena del perdono della madre della ragazza in coma (quanto c'è di non detto in questa serie) potrebbe essere letta in senso positivo, ma è chiaro che su tutto, sulla presunzione di Jesse nel modo in cui si pone con il suo gregge smarrito, c'è l'ombra di un pastore che ha capito il messaggio, ma ha completamente travisato il modo in cui trasmetterlo.

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