Preacher 1x02 "See": la recensione

Un episodio eccellente per Preacher, che alla seconda puntata lavora nel lungo termine e dimostra grande fiducia verso lo spettatore

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Spoiler Alert
Disperazione e polvere. Preacher al secondo episodio ricorda molto lo scenario di Carnivàle, ed è difficile pensare ad un complimento migliore da fare alla serie della AMC. See, secondo episodio della stagione, prosegue nel solco del riuscito pilot di due settimane fa, in realtà riuscendo molto meglio di quella puntata – già buona – a catturare la nostra attenzione. La narrazione da un lato si stringe intorno ai protagonisti, rivelandoci qualcosa in più sempre attraverso i canali meno scontati, mentre dall'altro si allontana gettando i semi su alcune storie che non germogliano, ma promettono di farlo molto presto. L'episodio è eccellente, non un momento fuori posto, tantissima fiducia nei propri mezzi e nello spettatore.

Fiducia nello spettatore espressa tramite una storia che dice moltissimo senza rivelare nulla, piccoli assaggi di qualcosa che avverrà, che è già accattivante, ma che è molto difficile da inquadrare, soprattutto per i non lettori del fumetto. Si inizia con una cold open di grande impatto. Un west marcio e senza speranza che sembra uscito dalla penna di Cormac McCarthy, un uomo senza nome che si aggira nelle lande desolate sotto un sole enorme, alla ricerca di una cura per una bambina. Questo non è il paradiso, dirà, e un albero degli impiccati – che rivedremo più di un secolo dopo – conferma le sue parole.

Non torneremo più, almeno narrativamente, a questo momento, che rimarrà inspiegato. Tematicamente però qualcosa rimane nel resto della puntata. Jesse Custer infatti ha a che fare con una ragazza che si trova in stato vegetativo, si tormenta per lei, per ciò che rappresenta: il desiderio di fare del bene, di sentirsi utili, in un mondo che schiaccia continuamente questa possibilità. Questo perché, come dirà ad un certo punto a Eugene, non esiste cambiamento che non venga deciso da Dio. Quindi non esiste né morale né salvezza al di fuori di Dio, che è un'idea particolarmente interessante e che forse verrà ripresa. Nel momento in cui Jesse obbliga l'uomo che prova degli orribili impulsi nei confronti di una bambina a dimenticarla, lo sta salvando? Si può definire salvezza qualcosa che viene imposto?

Scopriamo anche qualcosa su Tulip e Cassidy. Nel primo caso la vediamo a giocare d'azzardo e rivelare qualcosa su uno zio che molti anni prima, ubriaco, uccise due bambini al volante (lei si affretta a dire che scherzava, ma forse la storia è vera). Nel secondo caso in un bel dialogo in chiesa Cassidy rivela con falsa ironia una parte della sua storia a Jesse: è un vampiro irlandese di 119 anni in fuga da persone che riescono sempre a rintracciarlo. E qualcuno in effetti arriverà, solo che il bersaglio è Jesse. Ne viene fuori una scena d'azione splatter molto riuscita – c'è anche qualcosa di Evil Dead, con arti tagliati e una motosega – e questo potrebbe diventare un marchio di fabbrica della serie.

Viene anche introdotto un personaggio interpretato da Jackie Earle Haley che sfratta una coppia, e i suoi poco raccomandabili scagnozzi (uno di questi massacra un altro solo perché ha osato raccogliere una penna al posto suo). Nessun collegamento con gli altri personaggi, solo tanti suggerimenti, per una serie che ragiona a lungo termine.

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