Powerless 1x02: "Wayne or Lose", la recensione

La nostra recensione del secondo episodio della prima stagione di Powerless, intitolato "Wayne Dream Team"

Condividi
TV
Spoiler Alert
Il secondo episodio di Powerless, intitolato Wayne Dream Team e diretto da Marc Buckland, ci mostra la nuova vita di Emily a Charm City direttrice del Dipartimento Ricerca e Sviluppo della Wayne Security, cercando di essere contestualmente sia un valido capo che una buona amica per il suo "dream team" di inventori.

Charm City è una città quotidianamente funestata dalla presenza di supereroi e super criminali, le cui gesta inevitabilmente influenzano la vita della gente comune: per cercare di rendere loro le cose più facili la Wayne Security, così come l'azienda rivale LexCorp, dà vita a utensili in grado di proteggerli, come avveniristico "Rumbrella", ombrello rinforzato in grado di salvare la vita a seguito della caduta di oggetti pensanti - come ruderi di un palazzo - dall'altro. Per ottimizzare il lavoro della sua squadra, Emily deciderà di privarla della connessione a internet, così che i caratteristici componenti del team non possano distrarsi guardando bizzarre trasmissioni con protagonisti metaumani. Questo evento provocherà delle spiacevoli conseguenze, che rischieranno di mettere la protagonista in una posizione assai scomoda, e lasciarla sempre più sola.

Nel frattempo, Van Wayne, cugino del più noto Bruce, cercherà di fare del suo "meglio" per essere maggiormente considerato all'interno dell'azienda, scontrandosi con il suo acerrimo rivale, Samuel Greene.

È davvero difficile riuscire a scrivere qualcosa di esaustivo in merito alla seconda puntata di questo show, che ha da pochissimo fatto il suo esordio sul canale americano NBC, data la sostanziale pochezza dei contenuti proposti. Se nel primo episodio l'"effetto novità" e l'introduzione a questa storia ci avevano fatto sospendere il nostro giudizio - nonostante immediate perplessità - il secondo capitolo di Powerless è, come suggerito dal titolo della stessa serie TV, "senza potere", assolutamente privo di mordente.

Pur riuscendo ad accettare la forzatissima interpretazione di Vanessa Hudgens nei panni della protagonista - che sin dalla prima sequenza di Wayne Dream Team diviene già insopportabile - o il ripetuto uso di gag sempre uguali tra loro - Van Wayne che prova a riscattarsi agli occhi della sua famiglia o i componenti scapestrati ed esuberanti del team di Ricerca e Sviluppo che odiano il proprio capo, opponendosi inizialmente a questo per poi finire a "tarallucci e vino" - non si può non sottolineare marcatamente come il contenuto narrativo proposto sia assolutamente vacuo e persino privo di senso: com'è possibile credere che, negli anni Dieci del XXI secolo, periodo nel quale siamo tutti - specie in America - dotati di smartphone che navigano su interne, togliere la connessione wireless in ufficio possa essere un dramma insormontabile? Agli sceneggiatori di Powerless deve essere sembrata davvero un'idea geniale, ma a noi appare solamente e impietosamente ridicola.

E fa sorridere dall'imbarazzo anche il fatto che, in un universo narrativo come quello DC Comics, popolato da un'infinità di personaggi tra eroi e villain, anche in questo episodio vengano utilizzati e menzionati praticamente gli stessi, ossia Jack O'Lantern e Crimson Fox. E a poco serve poi fare continui rimandi a Superman che salva sempre Lois Lane o alle battaglie al fulmicotone tra Flash e il Professor Zoom alias Anti-Flash, in questo senso.

In conclusione, in questi due episodi Powerless ha dimostrato di essere una serie decisamente mal realizzata, nonostante le grandi potenzialità delle quali dispone: associare un nuovo titolo a un contesto narrativo nato sulle pagine dei fumetti di supereroi americani è sicuramente una scelta scaltra per attirare le attenzioni del pubblico, ma deve poi riuscire a muoversi coerentemente nelle dinamiche di questo, e di certo tale risultato non si ottiene mettendo sempre uno "Wayne" nel titolo o facendo menzionare qualche volta "Superman" o "Batman" ai protagonisti, che vagano come anime inquiete alla ricerca di una storia valida da recitare, che probabilmente non arriverà mai.

Continua a leggere su BadTaste