Power Rangers, la recensione

Pensato per diventare una storia di superpoteri e adolescenti, Power Rangers è un compendio di cinema per ragazzi che vuole essere moderno

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
Parte come Il Signore Degli Anelli e finisce come Avengers il secondo lungometraggio dei Power Rangers mai uscito al cinema dal 1995 ad oggi e il primo pensato per non essere figlio della pigra messa in scena televisiva ma anzi per rivaleggiare con i blockbuster e i supereroi del cinema di questi anni. Tutto inizia con una voce fuori campo solenne e una guerra nel passato, alcuni artefatti nascosti e un grande villain sconfitto ma non per sempre, rimasto dormiente in fondo al mare in attesa che il risveglio delle pietre risvegli anche lui. Tutto finirà invece con la grande distruzione del centro abitato da parte di creature giganti e dei loro minion di pietra.
Tra questi due punti di riferimento sta un film che, nel raccontare la storia di 5 ragazzi irrisolti che ricevono in dono da un alieno doppiato da Bryan Cranston dei poteri e il dovere di diventare protettori del mondo, mette in scena la differenza tra azione vera e la sua versione edulcorata per le masse.

Tuttavia anche internamente Power Rangers è un film che passa da un estremo all'altro, tra la scena che ci introduce Jason, il più protagonista dei cinque protagonisti, e quella finale in cui kaiju e jeager (cioè mostro e robot comandato da umani) si scontrano noncuranti della distruzione che portano in una cittadina che anch’essa sembra non preoccuparsi dei danni, c’è una profonda differenza. È il cinema d’azione degli stunt e delle controfigure contrapposto a quello ai massimi livelli del fantastico; quello in cui conta molto la prestazione, i danni e le evoluzioni del corpo, contrapposto a quello in contano l’immagine, i colori, il ritmo del montaggio e delle inquadrature. Due mondi opposti che il film lentamente cerca di far combaciare raccontando, con lo scivolare della sua messa in scena da un polo all'altro, la storia di come sia cambiato il cinema per ragazzi.

Perché del cinema per ragazzi questo Power Rangers è un grande compendio, ne include tutti i temi vecchi e nuovi, i luoghi tòpici e le possibilità espressive. Svicolando abilmente la linea sentimentale, ma proponendo una Power Ranger lesbica assieme ad uno afroamericano e un altro asiatico che per look e capelli sembra uscito da Final Fantasy, questo film che arriva 22 anni dopo il precedente impone a chiara voce il suo voler essere moderno, il suo seguire i dettami del cinema di grand incasso degli ultimi 20 anni, la tendenza al supereroismo come cornice per ogni storia d’intrattenimento (c’è molta più enfasi sui poteri dei singoli che sulla tecnologia dei robot), concedendosi anche una colonna sonora in puro stile “Daft Punk per Tron Legacy”. Questo è ovviamente anche il suo limite principale, l’aver deciso a monte “cosa” essere e cercare in ogni modo di calarsi in quei panni invece che ritagliarne i propri. Eppure è impossibile non apprezzare come da una serie tv kitsch sia stato tratto un film dallo script raffinato (John Gastin è un mestierante sempre più da tenere d’occhio) e una regia impeccabile.

Immediatamente in cima alla classifica non difficile da scalare dei migliori prodotti audiovisivi realizzati con il brand Power Rangers, il film di Dean Israelite ha il difetto di voler somigliare troppo ai suoi modelli ma il dono di saperlo fare con una grazia che è spesso sconosciuta in quella terra di nessuno che è l’action movie preadolescenziale. Nonostante infatti i temi che coinvolgono i protagonisti sembrino far ambire il film ad un pubblico più adulto, le sue gag e i personaggi di contorno continuano a gridare scuola media. È forse per questo, per la difficoltà nell'adattare e dare sostanza ad un mondo e una proprietà intellettuale difficilissima da prendere sul serio, che Power Rangers, al netto sei suoi difetti e di un finale che abbassa drasticamente l'età media percepita del pubblico, sembra la miglior versione possibile delle avventure provinciali di alieni con il casco.

Continua a leggere su BadTaste