Pose 1x03, "Giving and Receiving": la recensione

Il terzo episodio di Pose rallenta il ritmo in concomitanza con i buoni sentimenti che il Natale porta con sé, in contrasto con una mesta realtà

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Spoiler Alert
È tempo di festegggiare il Natale su piste da ballo ammantate di neve posticcia nel terzo episodio di Pose, battezzato sagacemente Giving and Receiving. Il significato più ovvio del titolo si accosta a quello, celato ma non troppo, che rimanda a una frase pronunciata da Blanca (MJ Rodriguez) nella puntata precedente, mentre spiegava al "figlio" Damon (Ryan Jamaal Swain) le possibilità di ruolo dei rapporti omosessuali. La dicotomia tra sacro e profano percorre tutto l'episodio, inserendosi perfettamente nel solco narrativo già tracciato dai precedenti capitoli: alla fiabesca atmosfera natalizia delle ballroom in cui le protagoniste si sfidano va a contrapporrsi lo squallore tragico di un reparto popolato di spettri, scheletri prossimi al trapasso marchiati a fuoco dallo stigma dell'AIDS.

La menzogna e il crollo delle illusioni sono le due grandi tematiche interne a Giving and Receiving, a partire dalla necessità da parte di Blanca di mantenere il riserbo con i figli sulla propria condizione di sieropositiva per passare attraverso gli aneddoti infantili, scritti secondo regole da manuale melodrammatico. Scoprire che Babbo Natale non esiste è, per un bambino, tragico tanto quanto essere picchiato per aver rubato un paio di fulgide scarpe rosse; eppure, sembra dirci Pose, l'inganno prosegue anche una volta aperti gli occhi sul mondo adulto, e infierisce sulla nostra coscienza con sferzate ancor più dolorose.

Lo sa bene Angel (Indya Moore) che, ottenuto un appartamento da Stan (Evan Peters) e consumato finalmente l'anelato amplesso con l'amante, si ritrova ad attenderlo invano la sera di Natale, dopo aver addobbato la casa ed essersi inutilmente vestita a festa; Babbo Natale non esiste per lei e, se esiste, sta portando un (doppio) regalo a qualcun altro. Così il giovane yuppie regala alla moglie Patty (Kate Mara) sia il bracciale scelto per lei, sia la collana inizialmente destinata all'amante.

Una visita provvidenziale - e provolona - di Matt (James Van Der Beek) alla frustrata sposa di Stan basta a spostare l'ago della bilancia dell'uomo verso il focolare domestico, lontano - per poco, lo sappiamo - dalle esotiche tentazioni incarnate dalla bella Angel. Alla giovane non resta che cercare conforto nelle braccia di mamma Blanca, riconfermato angelo di Pose, che elargisce doni alla famiglia che si è scelta a suo rischio e pericolo. "È diverso essere una madre che sceglie i suoi figli, dobbiamo fare i conti con i nostri errori e con quelli della madre biologica; non abbiamo il beneficio della lavagna pulita", dice la protagonista a Helena (Charlayne Woodard), severa ma giusta insegnante di danza di Damon.

Il nucleo familiare di Blanca si arricchisce con l'entrata di Ricky (Dyllon Burnside), intenzionato a rigare dritto e ormai sempre più legato a Damon. A lui, la mattina di Natale, il giovane ballerino dona la propria verginità con una consapevolezza figlia degli insegnamenti della sua madre putativa. C'è, in questa struttura familiare declinata in modo inedito e bizzarro agli occhi di una buona fetta di pubblico, qualcosa di irresistibilmente commovente, un richiamo ancestrale che va di pari passo con la grossolana e banale riproposizione del Natale come espediente narrativo prima ancora che come collocazione cronologica. Sembra dirci Pose: Natale fa trama di per sé, a prescindere dal resto.

Rispetto alle prime due puntate di Pose, questo terzo episodio compie una frenata in termini di ritmo e si propone d'indagare più a fondo nella psicologia dei propri personaggi; la storia procede con una lentezza che rispecchia, in un certo senso, l'ovattato clima di festività in cui essa è calata. L'effetto finale è un segmento gradevole ma lattiginoso, fin troppo schiavo delle proprie mielosità per calamitare realmente l'attenzione del pubblico; giunti alla vigilia di metà stagione, l'identità della serie FX è ormai ben definita e non ci aspettiamo che muti da una settimana all'altra, ma che prosegua con festosa gaiezza nell'ombra di schemi narrativi più tradizionali e prevedibili che mai, centellinando con furbizia buoni sentimenti e disturbanti meschinità.

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