Pose 1x02, "Access": la recensione
Il secondo episodio di Pose riconferma quanto visto nell'esordio di stagione, barcamenandosi tra stilemi da fiaba e drammatico ritratto di ghettizzazione
Emergono, con potenza dirompente, le due facce che compongono la natura di Pose: quella fiabesca, già messa in luce nell'esordio di stagione, e quella sociale, atta a sensibilizzare il pubblico su un segmento d'umanità che, secondo le parole di uno dei personaggi secondari, è relegato "in fondo alla lista". In un mondo in cui la prevaricazione sembra essere il principio base per l'autoaffermazione, "tutti hanno bisogno di qualcuno che li faccia sentire superiori."
Ma non tutti sono rassegnati a una vita di placida tranquillità, solleticata dalle banconote di facoltosi signori che mantengono in lussuosi appartamenti il loro "vizio privato": al contrario di Elektra Abundance (Dominique Jackson), la sua ex protetta Blanca (MJ Rodriguez) si fa arrestare pur di non far calpestare la propria dignità, invocando a gran voce il suo Manhattan al bancone del bar gay Boy Lounge. "Tesoro, perché devi sempre sceglierti battaglie che non puoi vincere?" le chiede la sodale Lulu (Hailie Sahar). "Perché sono quelle per cui valga la pena lottare", risponde l'agguerrita Blanca, salvata in extremis proprio dall'ex mentore Elektra. Su chi altro contare, in un mondo determinato a disprezzare o, alla meglio, ignorare la presenza dei transessuali?
Giunti alla fine della seconda ora di narrazione, non è troppo presto per cominciare a interrogarsi proprio sulle scelte di trama che Pose sta portando avanti; se il didascalismo necessario per spiegare allo spettatore medio un contesto sociale di cui ignora leggi e dinamiche interne solleva il pubblico dal dover eventualmente intuire concetti non esplicitati, sul fronte narrativo si poteva certo osare qualcosa di più. Per adesso, non c'è storyline che devii da un binario tanto tradizionale da risultare troppo prevedibile: la storia d'amore tra Stan (Evan Peters) ed Angel (Indya Moore) ne è, tanto quanto la battaglia a suon di travestimenti tra Elektra e Blanca, l'esempio più lampante.
Certo, il collante emotivo c'è (ancora) tutto: basta però andare col pensiero a perle come Feud o L'assassinio di Gianni Versace per rendersi conto di come qui la stratificazione di senso sia ben più povera, la profondità di scrittura decisamente più grossolana. Ancora una volta ci chiediamo: basta un contesto accattivante e diligentemente spiegato - senza il peso del tedio - a sostenere una trama priva degli sfavillii che si propone di raccontare con l'immagine? Il dubbio resta.