Pose 1x01: la recensione
Il primo episodio di Pose tradisce l'obbligo di cliffhanger, confezionando un racconto che segue i punti cardine della narrazione tradizionale calandoli in un contesto inedito e affascinante
Epurata dagli elementi contestuali caratterizzanti, questa prima puntata potrebbe essere tranquillamente etichettata come il perfetto compendio di tutti i topos narrativi più tradizionali: abbiamo l'allieva Blanca (MJ Rodriguez) che si ribella alla maestra e madre putativa Elektra Abundance (Dominique Jackson) per fondare la propria "casata"; abbiamo la fanciullesca ingenuità della giovane Angel (Indya Moore), che s'innamora dell'uomo più sbagliato che potesse incontrare; abbiamo infine il diciassettenne Damon (Ryan Jamaal Swain), cacciato dalla propria famiglia e salvato - in tutti i modi in cui una persona può essere salvata, parafrasando Titanic - da Blanca.
Non c'è alcun colpo di scena nel pilota di Pose, e basterebbe già questo a decretarne l'originalità e il coraggio anticonformista rispetto a una collaudata tradizione seriale che impone agli show di catturare l'attenzione attraverso il cosa piuttosto che il come. Il più classico scontro tra fazioni si svolge a suon di battaglie tra houses, le nuove casate che si scontrano sul campo di battaglia dei club newyorkesi, popolate da valorosi cavalieri che indossano lustrini al posto delle cotte di maglia; allargando il quadro e allontanandosi dalle piste da ballo, diviene ben chiaro come la vera guerra sia però tra questo microcosmo e il mondo circostante che vi si oppone, rifiutandole non solo gli onori, ma anche il più basilare riconoscimento della dignità.
Può bastare un contesto serialmente inedito a sorreggere una struttura narrativa tanto classica da perseguire la prevedibilità con la costanza di una fede religiosa? Alla luce di questa prima ora e un quarto di Pose, siamo portati a rispondere positivamente, in attesa che questa fiaba policroma germogli in poema epico.