Pompei, la recensione
Abbiamo recensito per voi Pompei, graphic novel di Frank Santoro pubblicata da 001 Edizioni
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Mentre sullo sfondo si sta per consumare questo drammatico evento, seguiamo la vicenda di Marcus, assistente del pittore Flavius, scappato dalla sua famiglia e da Paestum con la fidanzata Lucia. Presso lo studio del maestro, il giovane prepara i colori e si occupa degli sfondi dei dipinti; non solo, visto che sovente aiuta Flavius a intrattenere una relazione clandestina con una principessa. La precaria vita di un assistente dalle velleità artistiche è legata alle fortune del suo mentore e, quando la situazione sembra evolversi in positivo, ecco sopraggiungere l’eruzione, con le conseguenze che tutti conosciamo.
Non è difficile immedesimarsi nel protagonista di Pompei: come la maggior parte dei millennial, Marcus è in cerca di un’affermazione lavorativa che gli consenta di crearsi una propria indipendenza. Dal vissuto travagliato - non conosciamo i motivi che l’hanno portato a lasciarsi alle spalle la sua famiglia e la città natale - il Nostro ora è in una città viva, in fermento, affiancato in questa avventura da Lucia. La strada che lo conduce al successo, però, è difficile e in questo particolare momento lo troviamo frustrato e umiliato dalle volontà di un pittore legato più ai piaceri della carne che non a quelli dell’Arte, in una costante mortificazione del suo estro creativo.
Se la trama procede intensa, nonostante l'assenza di particolari elementi di originalità, i disegni di Santoro rappresentano qualcosa di indubbiamente particolare. Lo stile del fumettista è frutto di una scelta ponderata volta a sublimare su carta le diverse sfumature della vicenda; abbiamo così delle illustrazioni che assomigliano a bozzetti in fase di sviluppo, schizzi che spesso si sovrappongono inseriti in tavole talvolta prive di griglia.
Lo studio preparatorio diventa esso stesso elemento fondamentale del racconto in un’operazione che improvvisamente sposta al centro della scena il disegno stesso. Nei concitati attimi finali, Marcus utilizza la sua arte come strumento per tramandare ai posteri una storia intima, testimonianza di un evento dalla portata immane. L’immediatezza del tratto, che non bada a virtuosismi o alle regole della composizione, si dimostra funzionale a uno storytelling che riesce a imprigionare e a trasmettere la paura, l’angoscia e il dolore per una fine inevitabile.
Accanto a una storia dal grande impatto emotivo, troviamo una riflessione sul disegno e sulla sua utilità, che offre al lettore un ulteriore spunto per soffermarsi sulle pagine di questa splendida graphic novel.