Polina, la recensione

Polina di Bastien Vivés racconta la storia di una ragazza che sogna di diventare una ballerina

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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BAO Publishing è diventato l'editore italiano di riferimento per il fumettista francese Bastien Vivès pubblicando la serie Last Man, le raccolte delle storie brevi dal suo blog e, recentemente, anche i volumi singoli. A questi ultimi si aggiunge ora Polina, riedizione dell'opera già proposta in Italia nel 2011 da Black Velvet, che ora entra a far parte del catalogo della casa editrice milanese.

La protagonista è ispirata a Polina Semionova, diventata prima ballerina del Teatro dell'Opera di Stato a Berlino quando aveva solo 17 anni: una delle più giovani a ottenere questo titolo. La Polina del fumetto è una ragazza che dedica tutto il suo tempo allo studio della danza classica, arrivando a studiare in una delle accademie più prestigiose della nazione. Qui viene notata da Boujinski, insegnante e coreografo che viene colpito dalle sue potenzialità e, nonostante la tecnica imperfetta, le propone di lavorare con lui a un assolo di sua creazione.

Comincia così la biografia di un personaggio seguito negli anni della sua formazione, fatta di scuole di danza, rigore, cambi di rotta e difficili decisioni. Narrativamente, Polina è un perfetto ritratto delle difficoltà e i sacrifici che deve affrontare una ballerina, il tipo di relazioni che riesce a instaurare e come queste possano influenzare la sua carriera; in particolare emerge l'importanza di saper scegliere una direzione precisa e riuscire a trovare una propria identità personale nel rispetto dei docenti che ti hanno trasmesso i fondamentali della disciplina.

Abbiamo visto diversi film e telefilm incentrati sul sogno di chi vuole sfondare nel mondo della danza, ma Polina racconta la situazione reale nel modo più schietto possibile, abbandonando la facile attrattiva di opere motivazionali o eccessivamente melodrammatiche. È una rappresentazione quanto mai completa delle opportunità e degli ostacoli che un'aspirante ballerina professionista si trova davanti nel suo ambiente. La protagonista effettua un percorso di carriera realistico e atipico, e dopo la lettura nasce la curiosità di scoprire quanto di questo racconto corrisponda alla vita della sua eponima nel mondo reale e quanto invece sia frutto di finzione.

Ciò in cui Polina pecca è il comparto grafico: lo stile di Vivès è stilizzato e procede per sottrazione, con vignette che possono apparire incomplete e un tratto sporco e graffiante. Per quanto questo approccio grafico possa essere l'ideale in alcuni lavori (in particolare nella produzione sul blog, basata principalmente sui dialoghi), per altri l'autore ha adottato una maggiore ricercatezza e precisione al tavolo da disegno, anche affiancandosi ad altri artisti. Qui non avviene, e la mano di Vivès si rivela non essere la più adatta a rappresentare l'eleganza e la fluidità del mondo della danza, pur essendo ancora tollerabile nelle scene in cui la protagonista chiacchiera con gli amici o riflette in altri contesti.

Purtroppo questo non è un elemento da cui si può prescindere in un volume incentrato sulla danza, che avrebbe di certo giovato della presenza di un disegnatore in grado di ricreare al meglio la figura di una ballerina, almeno quanto riesce a fare in maniera pregevole la sceneggiatura.

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