Polar Express

In uscita il 3 Dicembre, il costoso film di Robert Zemeckis delude sotto molti punti di vista - e spaventa da altri. La crisi dei valori si vede anche da prodotti come questo?

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Costato 165 milioni di dolari, Polar Express si presenta al pubblico come film rivoluzionario (nella tecnica). Pur essendo un film di animazione, infatti, è stato girato con attori reali sfruttando l'evoluzione di una tecnica già in uso da tempo: il Motion Capture. La nuova frontiera di questo metodo, che tramite un sistema di piccoli marcatori applicati su una tuta viene utilizzato per registrare i movimenti di un attore e applicarli a personaggi animati (generalmente da inserire in film reali come effetti speciali), è il Performance Capture, che permette la recitazione di personaggi diversi sulla stessa scena e una più accurata registrazione delle espressioni facciali.

Robert Zemeckis ha deciso di sfruttare questa tecnologia per realizzare la versione cinematografica di un racconto popolarissimo, negli Stati Uniti, di Chris Van Allsburg, che dal 1986 a oggi ha venduto milioni di copie: "The Polar Express", appunto. A interpretare numerosi ruoli (ben sei: il bambino, il controllore, il padre, Hobo, il cameo di Hebenize Scrooge e Babbo Natale) è un ringiovanito (almeno nella versione digitale) Tom Hanks, che collabora con il regista fin dai tempi del fortunato "Forrest Gump".

Viste le premesse, ci si aspetterebbe un ottimo film. E invece Polar Express delude e irrita. Delude perché scadente sotto molti aspetti; e irrita perché vedere sprecati così tanti soldi e così tante energie per un risultato simile non può che irritare. E poi c'è l'aspetto filosofico, più marginale e forse azzardato, ma che non può non saltare all'occhio: Polar è il perfetto prodotto della crisi dei valori che attraversa la nostra civiltà .

Ma procediamo con ordine. Il difetto più grande del film di Zemeckis sta nel ritmo, e quindi nel modo in cui è stata gestita la storia. La trama è disarmante per semplicità : un bambino non crede in Babbo Natale, e così la notte di Natale viene invitato a salire su un magico treno da un misterioso controllore per andare, insieme ad altri bambini, al Polo Nord a conoscere Babbo Natale. Se in un libro illustrato per bambini la cosa può funzionare, in un film di 1 ora e 40 minuti no, e difatti il ritmo ne risente tantissimo. Dovendo dilatare tempi e storia, Zemeckis e il suo co-sceneggiatore hanno inserito numerosi momenti di azione e canzoni. Il risultato: l'alternarsi di scene madri e lunghissimi momenti morti (peraltro inspiegabilmente privi di colonna sonora) non porta avanti la narrazione ma annoia oltremodo. I dialoghi sono ridondanti, ripetivi, le scene di azione (inserite ad hoc per dare un pò più di vivacità a uno script davvero carente) ridotte a puri ottovolanti: il treno che precipita da un dirupo, i bambini che cadono in un enorme scivolo o che viaggiano su una specie di metropolitana idraulica. L'obiezione potrebbe essere: questo è un film per bambini. Per bambini, non per decerebrati. Portateci vostro figlio, e vi sentirete chiedere "Quanto manca?".
Le psicologie sono tagliate con l'accetta: c'è il bambino saccente, la bambina amichevole, quello grasso, quello povero (sic!). A quanto pare si fraintende la semplicità (che porta alla chiarezza) con la semplificazione (che porta a una visione riduttiva della realtà ), e da questo ne risultano figure fredde e vuote.

Per la resa dei personaggi, Zemeckis ha voluto attenersi a un realismo fotografico anche nelle espressività e nei modelli dei volti. Se l'animazione è pressappoco perfetta (merito soprattutto dell'avanzatissima tecnologia di acquisizione dei dati della recitazione), a parte un errore quasi scontato in alcune scene - ovvero un forte effetto ralenti (che acuisce non poco il ritmo finale), l'espressività dei personaggi è molto carente, e a questo deve supplire per forza il doppiaggio, fin troppo enfatico. Zemeckis vuole essere realistico, e quindi non può 'comicizzare' (anche in senso drammatico) le espressioni, ma deve attenersi a ciò che registra il suo Performance Capture. Ma è un dato di fatto che dell'inespressività dei personaggi risente tutto il film: non ci si affeziona al protagonista, si è quasi spaventati dalla bambina che lo accompagna, e l'occhiolino che Hanks fa verso la fine risulta quasi ambiguo. Non fraintendiamo: dal lato tecnico questo film ha dei pregi altissimi, soprattutto nella simulazione dei vestiti e nelle notevoli scene di massa. Ma se guardiamo a film recenti di Pixar e PDI, rimarremo stupiti nel notare che risultati ancora maggiori sono stati ottenuti con budget quasi dimezzati.
C'è poi il capitolo colonna sonora: delude concludere che Alan Silvestri si conferma il mago del plagio, e se per Van Helsing aveva attinto a piene mani da Indiana Jones e simili, qui praticamente trascrive i temi principali di Edward Mani di Forbice.
Insomma, non c'è bisogno di dire che Polar Express può essere benissimo evitato. Questo Natale c'è ben altro da vedere, per fortuna.

Andrea F. Berni - Pungolo

voto: 4 su 10

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