Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX, un gradito remake non essenziale | Recensione

Nonostante alcuni difetti, Pokémon Mystery Dungeon è un gioco che ben si sposa con la filosofia della console ibrida di Nintendo

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX, un gradito remake non essenziale | Recensione

Tra i tanti spin-off di cui si sono rese protagoniste le creature di Game Freak nel corso degli anni, quello di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra Rossa e Squadra Blu è certamente tra i più nostalgicamente ricordati e citati dalla folta schiera di fan della prima ora.

Pubblicato sia su Game Boy Advance che su Nintendo DS nell’ormai lontano 2005, venne accolto con una certa freddezza dalla critica del tempo che ne mise a nudo la sostanziale ripetitività e una profondità di gameplay non paragonabile a quella ostentata dalla serie principale.

Premesse non ideali, insomma, che anticipano e suggeriscono un’inevitabile quesito: perché un remake per Nintendo Switch?

Smarcandosi dalla risposta più ovvia, fare cassa con un progetto a basso costo di tanto in tanto fa comodo a tutti, è certamente valida l’ipotesi di un prossimo rilancio della saga, favorito da un clima diverso, in cui le regole imposte dai dungeon crawler sono ormai state sdoganate; incentivato dalla forte affezione dimostrata per i Pokémon dall’utenza di Nintendo Switch.

[caption id="attachment_209134" align="aligncenter" width="1000"] Gestire al meglio l’inventario è spesso il discriminante tra una sonora sconfitta e il completamento di una missione[/caption]

Il ribaltamento che introduce l’incipit dell’avventura è quanto mai straniante e al tempo stesso intrigante. Dopo anni passati a vestire i panni dell’allenatore, un misterioso sortilegio vi tramuterà in un Pokémon, da selezionare all’interno di una lista non troppo ampia, privo di memoria ma intenzionato, insieme ad un compagno mostriciattolo che incontrerete subito, a prestare soccorso a qualsiasi creatura bisognosa di aiuto.

La trama non è il focus della produzione, ma vi intratterrà più che degnamente, tra strani cataclismi che si alternano con preoccupante frequenza e Pokémon misteriosamente irascibili che scatenano il caos.

Muovendo direttamente il vostro avatar sullo schermo, a partire da una visuale dall’alto, si tratterà in buona sostanza di esplorare decine e decine di dungeon, che si sviluppano su diversi livelli, sino al ritrovamento del Pokémon in difficoltà o di un oggetto specifico da recuperare. L’esplorazione è libera e al tempo stesso intimante soggiogata all’alternarsi dei turni.

Ad ogni passo del personaggio, difatti, ne corrisponderà uno degli alleati che vi accompagnano, di cui potrete alternare il controllo in qualsiasi istante, e dei nemici stessi. Questi ultimi, sempre ben visibili sulla mappa, che è di fatto divisa in caselle, possono essere semplicemente evitati o approcciati selezionando di volta in volta la mossa migliore. Tra attacchi ravvicinati ed altri a distanza, la disposizione del vostro team e la conformità dell’arena giocheranno un ruolo tutt’altro che secondario. Disposti in fila lungo un corridoio, sarà impossibile per la retrovia attaccare con mosse corpo a corpo. Al contrario, in un ampio scenario potrete persino circondare e fiancheggiare l’avversario di turno.

Non sarà l’unica incognita da tenere in considerazione. Ogni mossa effettuata consumerà PP, tanto per cominciare. Inoltre, la pancia del vostro avatar si svuoterà progressivamente, costringendovi a riempirla con qualcosa di commestibile prima che finisca al tappeto esausto. La necessità di avere con sé item utili alla causa si traduce sia nell’imperativo di esplorare affondo i dungeon, stando ben attenti a non eccedere con gli scontri che possono ferire eccessivamente il party; sia nella perfetta organizzazione dello zaino prima della partenza vera e propria per la missione.

Nonostante non sia presente l’intero bestiario di Game Freak, tra Pokémon vecchi e nuovi aggiunti in occasione di questo remake, nel corso dei livelli avrete modo di aggiungere nuovi membri al party. Per accoglierli non dovrete solo preoccuparvi che sopravvivano alla missione in cui vi accompagneranno, ma sarà anche fondamentale erigere i Cambi Base preposti per ospitarli.

Gestiti da un Wigglytuff particolarmente diligente, queste strutture potranno essere create solo all’esterno dei dungeon, dettaglio che favorisce il replay value di ogni livello, dal momento che difficilmente sarete attrezzati preventivamente per includere nuovi Pokémon al vostro party. Solo ad una seconda run, eventualmente costruito il Campo Base di riferimento, potrete contare sulla new entry.

Nonostante diverse meccaniche ludiche da considerare, un roster piuttosto allargato di mostriciattoli e persino un end game di tutto rispetto, con tanto di Pokémon leggendari da “catturare”, Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX, esattamente come l’originale, soffre di una certa ripetitività cronica che scoraggerà i meno avvezzi al genere.

[caption id="attachment_209135" align="aligncenter" width="1000"] L’interfaccia di gioco è piuttosto affollata di indicatori ed icone[/caption]

Giocarlo in modalità portatile, a piccoli bocconi, allevia la sensazione di dover fare sempre le stesse cose, in livelli che, per quanto generati proceduralmente, finiscono per somigliarsi un po’ tutti. Tuttavia è innegabile che già dopo qualche ora di avventura il gioco smetta di introdurre vere e proprie novità utili per variare la formula.

Tra le feature inedite del remake, vale naturalmente la pena citare il restyling grafico. Lo stile scelto, la cura per i dettagli, i colori pastello, soprattutto sul display della console concorrono a comporre acquerelli favolosi, mirabilmente animati.

C’era bisogno di questo Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX? Non era il titolo di cui i fan del brand di Game Freak chiedevano a gran voce un remake. Sicuramente, nemmeno ai tempi della release originale seppe distinguersi per le innegabili qualità.

Eppure, nonostante i difetti evidenziati, è un gioco che ben si sposa con la filosofia della console ibrida di Nintendo. I nuovi contenuti aggiunti, tra cui molti Pokémon da incontrare e controllare, il rinnovato stile grafico, hanno donato nuova linfa ad un dungeon crawler certamente ripetitivo, ma sufficientemente impegnativo da meritarsi l’attenzione dei fan del brand e del genere.

Consigliato, insomma, ma solo a patto di essere ben consapevoli del tipo di esperienza somministrato dal gioco in questione.

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