Pokémon: Let's Go, Pikachu! e Pokémon: Let's Go, Evee! rappresentano l'essenza della serie - Recensione
Il primo passo di un percorso di evoluzione e rinnovamento: la recensione di Pokémon: Let's Go, Pikachu! e Pokémon: Let's Go, Evee!
Ecco, Pokémon Let's Go demolisce praticamente totalmente il metagame, lasciando esposta la natura più intima della saga. Non solo, fa quello che avrebbero dovuto fare i precedenti esponenti, inizia a svecchiare una struttura di gioco appesantita dal passare degli anni, sulla quale si è agito sempre per addizione, senza però ristrutturare le basi, che sono sempre quelle del JRPG più classico. Si è arrivati a titoli traboccanti di tecniche, abilità, numeri nascosti, mantenendo però elementi ormai vetusti, come gli incontri casuali; si è arrivati a più di 800 Pokémon, rendendo praticamente sinonimo di tedio e all'atto pratico un qualcosa di molto difficilmente raggiungibile lo storico motto “Gotta catch 'em all!”, “catturiamoli tutti!”. Ecco, nell'opera di demolizione molto si perde, è innegabile, ma di questo molto in realtà se ne sente anche molto poco la mancanza. L'unico rimpianto vero è quello di un online migliore, perché è possibile combattere e scambiare creature via internet, ma solo accordandosi in precedenza attraverso altri mezzi con l'altro giocatore.
Nel ritornare a Kanto, ai 151 Pokémon della prima generazione (più qualche piccola ma stuzzicante aggiunta...) si respira una ventata di aria fresca, il che può sembrare del tutto paradossale, visto che si tratta di ambientazioni e creature viste vent'anni fa e che comunque negli anni si è continuato a esplorare e incontrare, tra remake e nuove visite. Eppure le sensazioni sono le stesse: manca quel piccolo brivido della scoperta per i giocatori esperti, che a memoria conoscono città, percorsi e eventi, e anche se sono state inserite molte nuove sequenze trama e progressione saranno per loro familiarissime, ma si avverte un genuino calore nel catturare Pokémon e sfidare altri allenatori senza preoccuparsi di molto altro, senza essere costantemente distratti da espedienti di gioco totalmente opzionali ma comunque dall'avvertibile peso sull'esperienza complessiva. È perfettamente comprensibile che qualcuno possa ad esempio inizialmente sentire la mancanza della possibilità di far unire due creature, generare un uovo, farlo schiudere e crescere il neonato, ma se la metterà presto alle spalle, catturato dalla semplice assuefazione insita nelle basi del gameplay.
[caption id="attachment_191339" align="aligncenter" width="1280"] Il mondo di gioco è colorato e morbido[/caption]
Sembrano novità da poco, ma sono quanto rende tutto il mondo di Pokémon, tutta la sua filosofia di fondo, quella particolare connessione tra personaggi, creature e natura, così vivi, più che nel recente passato. Qualcosa, oltre che nel gameplay, lo si perde anche nell'epica e nella portata del racconto, visto che mancano tutti quei rimandi dal sapore mitologico degli episodi precedenti, ma è un compromesso accettabile, barattandoli con la luminosità dello spirito originale della serie, alla quale contribuiscono anche una direzione artistica e una tecnica classici ma estremamente curati, nella scelta dei colori, nella composizione delle scene, nella morbidezza dei modelli.
Di qualcosa ancora Pokémon dovrà fare a meno, probabilmente ormai delle didascalie che accompagnano ancora i combattimenti, perché è vero che in quel “È superefficace” risiede molto della natura ludica della saga, ma lo è altrettanto che si sente la necessità di un'evoluzione di una struttura JRPG ormai vetusta; nel rinnovarsi però, con gli episodi che dovrebbero arrivare su Nintendo Switch nel corso del 2019, dovrà essere Pokémon Let's Go il punto di riferimento, perché con poco e con un approccio rivolto a un pubblico molto giovane e di neofiti rappresenta la più intima natura della serie, molto meglio rispetto ai maggiormente strutturati recenti predecessori.