Pokémon: Let's Go, Pikachu! e Pokémon: Let's Go, Evee! rappresentano l'essenza della serie - Recensione

Il primo passo di un percorso di evoluzione e rinnovamento: la recensione di Pokémon: Let's Go, Pikachu! e Pokémon: Let's Go, Evee!

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Pokémon: Let's Go, Pikachu! e Pokémon: Let's Go, Evee! sono delle precise e moderne opere di sottrazione, di quelle che smussano, tolgono e cambiano per far risaltare la vera essenza di una produzione. Parallelamente alla crescita del giocatore che magari si era approcciato da bambino alla serie, con Rosso e Blu, nel corso degli anni si sono accumulati vari elementi di gioco, più o meno accessibili, intesi a rendere più complessa e profonda l'esperienza, senza cambiare il molto giovane target di riferimento ma soddisfacendo al contempo anche il giocatore con qualche anno in più. La composizione di un metagame ben strutturato, in sostanza, correlato strettamente alla componente competitiva del multiplayer, esaltata dall'introduzione dell'online.

Ecco, Pokémon Let's Go demolisce praticamente totalmente il metagame, lasciando esposta la natura più intima della saga. Non solo, fa quello che avrebbero dovuto fare i precedenti esponenti, inizia a svecchiare una struttura di gioco appesantita dal passare degli anni, sulla quale si è agito sempre per addizione, senza però ristrutturare le basi, che sono sempre quelle del JRPG più classico. Si è arrivati a titoli traboccanti di tecniche, abilità, numeri nascosti, mantenendo però elementi ormai vetusti, come gli incontri casuali; si è arrivati a più di 800 Pokémon, rendendo praticamente sinonimo di tedio e all'atto pratico un qualcosa di molto difficilmente raggiungibile lo storico motto “Gotta catch 'em all!”, “catturiamoli tutti!”. Ecco, nell'opera di demolizione molto si perde, è innegabile, ma di questo molto in realtà se ne sente anche molto poco la mancanza. L'unico rimpianto vero è quello di un online migliore, perché è possibile combattere e scambiare creature via internet, ma solo accordandosi in precedenza attraverso altri mezzi con l'altro giocatore.

[caption id="attachment_191338" align="aligncenter" width="1280"]Pokémon: Let's Go screenshot Pokémon in due parole[/caption]

Nel ritornare a Kanto, ai 151 Pokémon della prima generazione (più qualche piccola ma stuzzicante aggiunta...) si respira una ventata di aria fresca, il che può sembrare del tutto paradossale, visto che si tratta di ambientazioni e creature viste vent'anni fa e che comunque negli anni si è continuato a esplorare e incontrare, tra remake e nuove visite. Eppure le sensazioni sono le stesse: manca quel piccolo brivido della scoperta per i giocatori esperti, che a memoria conoscono città, percorsi e eventi, e anche se sono state inserite molte nuove sequenze trama e progressione saranno per loro familiarissime, ma si avverte un genuino calore nel catturare Pokémon e sfidare altri allenatori senza preoccuparsi di molto altro, senza essere costantemente distratti da espedienti di gioco totalmente opzionali ma comunque dall'avvertibile peso sull'esperienza complessiva. È perfettamente comprensibile che qualcuno possa ad esempio inizialmente sentire la mancanza della possibilità di far unire due creature, generare un uovo, farlo schiudere e crescere il neonato, ma se la metterà presto alle spalle, catturato dalla semplice assuefazione insita nelle basi del gameplay.

"non è l'effetto nostalgia a rendere Pokémon Let's Go un piacere da giocare"È bene chiarirlo: non è l'effetto nostalgia a rendere Pokémon Let's Go un piacere da giocare, perché è vero che si tratta in sostanza di un remake di Giallo, ma una riproposizione esatta dello stesso, con modifiche esclusivamente tecniche, sarebbe stata poco piacevole da giocare anche per i più tradizionalisti, provino gli scettici a opporsi a questa affermazione dopo un'andata e ritorno attraverso la Grotta Diglett e una mezza tonnellata di incontri casuali contro la stessa creatura nei giochi per Game Boy. L'eliminazione degli incontri casuali, la possibilità di vedere i Pokémon all'aperto e la sostituzione del combattimento contro di essi con il sistema di cattura sono in quanto maggiormente l'esperienza differisce tra le produzioni per Nintendo Switch e tutte le precedenti e quanto più snellisce il gameplay classio e le rende più piacevole. Niente più infiniti giri nell'erba alta, colpire per indebolire e catturare: ecco un Pikachu, gli si va incontro, si scaglia la Poké Ball (con un meccanismo simile a quello utilizzato in Pokémon GO, cercando di proiettarla all'interno di un cerchio che progressivamente si restringe), si spera che la cattura vada a buon fine, altrimenti si riprova, magari con un dolcetto o una sfera più performante per facilitare il proprio compito.

[caption id="attachment_191339" align="aligncenter" width="1280"]Pokémon: Let's Go screenshot Il mondo di gioco è colorato e morbido[/caption]

Sembrano novità da poco, ma sono quanto rende tutto il mondo di Pokémon, tutta la sua filosofia di fondo, quella particolare connessione tra personaggi, creature e natura, così vivi, più che nel recente passato. Qualcosa, oltre che nel gameplay, lo si perde anche nell'epica e nella portata del racconto, visto che mancano tutti quei rimandi dal sapore mitologico degli episodi precedenti, ma è un compromesso accettabile, barattandoli con la luminosità dello spirito originale della serie, alla quale contribuiscono anche una direzione artistica e una tecnica classici ma estremamente curati, nella scelta dei colori, nella composizione delle scene, nella morbidezza dei modelli.

Di qualcosa ancora Pokémon dovrà fare a meno, probabilmente ormai delle didascalie che accompagnano ancora i combattimenti, perché è vero che in quel “È superefficace” risiede molto della natura ludica della saga, ma lo è altrettanto che si sente la necessità di un'evoluzione di una struttura JRPG ormai vetusta; nel rinnovarsi però, con gli episodi che dovrebbero arrivare su Nintendo Switch nel corso del 2019, dovrà essere Pokémon Let's Go il punto di riferimento, perché con poco e con un approccio rivolto a un pubblico molto giovane e di neofiti rappresenta la più intima natura della serie, molto meglio rispetto ai maggiormente strutturati recenti predecessori.

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