Players, la recensione

Caso raro di commedia romantica che riesce a lasciare il segno, Players intrattiene e propone personaggi sfaccettati

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La nostra recensione di Players, commedia romantica disponibile su Netflix

"Seduciamo con l'atto stesso del mentire" sottolinea Mackenzie (Gina Rodriguez), protagonista di Players, ai suoi amici, con cui passa il tempo libero a mettere in campo delle "tattiche" (play) di seduzione. Frase che racchiude in parte anche l'operazione del film stesso: una commedia romantica in tutto e per tutto, disponibile su Netflix non a caso proprio da San Valentino. Ma che, all'interno di questa comfort zone, inserisce una storia e dei personaggi più sfaccettati di quanto ci si poteva aspettare, senza perdere mai di vista il divertimento. Insomma, rivelandosi una piacevole sorpresa.

Mackenzie è una giovane giornalista che si occupa di sport locale, sempre a rischio licenziamento a causa dei tagli di personale all'ordine del giorno nel suo settore. In redazione, ha stretto amicizia con alcuni colleghi, con cui ha creato un affiatato gruppo. Inizialmente impegnata solo in avventura di una notte, cambia prospettiva quando incontra per caso l'affascinante Nick (Tom Ellis), collega rinomato che si occupa di esteri. Innamorandosene follemente, lo ritiene l'uomo giusto per qualcosa di più e chiede aiuto ai suoi amici per mettere a punto un'elaborata tattica di conquista.

Players è un prodotto convincente soprattutto su due fronti, a partire da quello della commedia. Si inizia con alcune battute, molto spuntate, che legano sport e sentimenti. Superata la parte introduttiva, il film dà il meglio di sé in quella entrale, quando lascia spazio a personaggi secondari ben caratterizzati e punta più su equivoci e fraintendimenti, semplici ma ben congeniati. Dentro una storia molto convenzionale, sa poi toccare alcune corde vibranti. Mackenzie ha da poco superato i trent'anni, e sente il bisogno, che arriva forse più dall'esterno che dall'interno, di avere una relazione stabile. Condizione esistenziale rispecchiata anche da quella lavorativa, sempre precaria.

È proprio il modo in cui queste due dimensioni si specchiano a dare il senso della storia: le "scadenze" nell'amore e quelle negli articoli da consegnare, credere in se stessi sul versante privato e su quello professionale. Alle radici di tutto c'è anche un percorso di consapevolezza e maturazione della protagonista, qui reso in modo graduale e motivato. Non c'è bisogno di esplicitare fin da subito un tema, una morale, per giustificare la propria esistenza, per emerge nel dibattito pubblico. Players è prima di tutto una commedia senza pretese, che parte da questo assunto per poi andare in profondità. Proprio per questo funziona.

E per quanto riguarda la love story? È sicuramente la componente più telefonata, con un esito chiaro agli spettatori molto prima di quanto non lo sia ai personaggi. Eppure, il (piccolo) miracolo di Players è che, per quanto detto prima, la conclusione strappalacrime risulta credibile e toccante. Sembra poco, ma non lo è.

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