Pinocchio: Storia di un Bambino, la recensione

Abbiamo recensito per voi Pinocchio: Storia di un Bambino, graphic novel del fumettista Ausonia, proposta in una nuova edizione da RW Lineachiara

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Burattini, infatti, non si nasce... Si diventa!

Chiunque abbia letto Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino sa bene che il romanzo di Carlo Collodi, pur appartenendo alla cosiddetta letteratura per ragazzi, presenta elementi narrativi di forte impatto, specie considerando che era il 1883 l'anno in cui uscì la prima edizione del racconto. Il povero burattino creato da Geppetto si trova infatti a essere malcapitato protagonista di una serie di sfortunati eventi, fra i quali l'essere catturato da un burattinaio crudele e violento, venire derubato da una Volpe e da un Gatto antropomorfi, finire in prigione, rischiare di essere fritto in padella dal Pescatore Verde (una sorta di zombie fatto d'alghe), trasformarsi in un ciuchino ed essere mangiato vivo dal terribile Pesce-cane. Il tutto per cercare di divenire un "bambino vero".

Il romanzo è dunque quanto mai fonte d'ispirazione anche in era moderna, poichè condito di elementi che spaziano dall'horror, al grottesco, al drama, come dimostrò il fumettista Ausonia ben 8 anni fa, realizzando la sua versione del classico della narrativa italiana dell'era post-unitaria, caratterizzato da un capovolgimento delle tematiche e dei personaggi.

In Pinocchio: Storia di un Bambino il protagonista è proprio un uomo, fabbricato da Geppetto partendo da un pezzo di carne parlante: nel mondo in cui si svolge la nostra storia, gli abitanti sono tutti burattini fatti di freddo legno. Il mondo di questi, controllati da fili invisibili, ma tenaci, è un luogo dove regna la menzogna e la disonestà: è così che lo stesso Geppetto è un ciarlatano manipolatore, la Fata Turchina una maîtresse avida e decadente, Mangiafuoco uno stupratore di bambini. Non tutti i personaggi però subiscono un restyling, infatti il Gatto e la Volpe sono rappresentati in maniera speculare al romanzo, poiché nell'universo narrativo di questo racconto risultano più coerenti che mai. Di contro, un personaggio negativo come Lucignolo viene qui presentato come unica voce fuori dal coro, anarchica e sovversiva, nei confronti di una società costruita sulle bugie. E il Grillo Parlante? C'è anche lui, e rappresenta la minuscola forza che si oppone al mondo dei burattini. I grilli infatti rappresentano l'unico rimedio al dilagare della decadenza imperante: questi sono in grado di eliminare la corruzione all'interno dei burattini, annidandosi all'interno di questi e fungendo da coscienza.

Riuscirà dunque Pinocchio, personaggio incapace di mentire (il suo naso si allunga quando dice la verità!), apparentemente impotente di fronte a un mondo che lo sovrasta, a farsi capire e accettare in una società a lui nemica, e magari a cambiare le regole del gioco una volta per tutte?

Il merito della riuscita di questa graphic novel sta nel modo nel quale l'autore, partendo da un'idea assolutamente originale, riesce poi a renderla più efficace che mai grazie a una resa grafica che esalta al meglio il senso del grottesco e della decadenza. Il design dei personaggi rende a pieno l'idea della marcescenza e dell'imputridimento che avvolge l'intero universo narrativo ideato dal suo creatore, andando progressivamente a corrompere la stessa fisionomia del protagonista. Anche la scelta cromatica, fatta di tonalità scure e acide ci permette di entrare al meglio all'interno di una storia fatta di oscurità e disillusione.

Pinocchio: Storia di un Bambino non rappresenta altro che una geniale allegoria della società in cui viviamo, dove regna la menzogna e la corruzione, dove i falsi e i ciarlatani hanno vita facile, dove siamo tutti burattini mossi da fili invisibili dei quali non si conosce l'origine. Cosa può fare un onesto, in mezzo a tutta questa melma?

La graphic novel ci viene riproposta, in versione riveduta e corretta dallo stesso Ausonia, grazie a RW Lineachiara: fa sorridere notare come, dal 2006, ben poco sia cambiato, e paradossalmente questo racconto risulti ogni giorno sempre più attuali. Dopotutto, le buone storie, come il vino, non invecchiano mai.

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