Picnic a Hanging Rock: le nostre impressioni sui primi due episodi

Abbiamo visto in anteprima i primi due episodi di Picnic a Hanging Rock: ecco le nostre impressioni a caldo

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Prende da subito le distanze dal celeberrimo film di Peter Weir l'adattamento targato Freemantle e Foxtel di Picnic a Hanging Rock, che debutterà il prossimo 5 giugno su Sky Atlantic. Così come il suo fulgido precedente cinematografico, anche la miniserie in sei episodi muove i passi dall'omonimo romanzo di Joan Lindsay, scritto in due settimane di delirio creativo sulla base di un inquietante sogno e pubblicato nel 1967.

Rispetto sia alla sua madre letteraria che all'ingombrante fratello maggiore firmato da Weir, questo Picnic a Hanging Rock - di cui abbiamo visto le prime due puntate in anteprima - sembra voler percorrere a tutti i costi vie più allettanti per un pubblico contemporaneo: abbandona quindi la gelida raffinatezza dell'adattamento filmico, preferendole la non sempre azzeccata linea del grottesco. Un intento evidente sin da subito, coadiuvato da scelte registiche che strizzano spesso l'occhio ai college movie, accompagnate da una colonna sonora in smaccato, anacronistico contrasto con l'ambientazione tardo-vittoriana.

Se a questo andiamo a sommare una recitazione sopra le righe da parte dell'intero cast, è facile concludere che il risultato sia ben lontano dall'eleganza weiriana; ma Picnic a Hanging Rock non aspira certo a essere elegante, quanto piuttosto a essere appassionante. Forte delle sei ore complessive che gli spettano per narrare le duecento pagine del romanzo di Lindsay, amplia la storia delle studentesse Miranda (Lily Sullivan), Irma (Samara Weaving), Marion (Madeleine Madden) e include un nuovo mistero nella trama, relativo alla direttrice del collegio Hester Appleyard (Natalie Dormer).

La scelta, di per sé, merita attenzione quantomeno per la virata verso il giallo che quest'aggiunta impone alla storia narrata: tuttavia, almeno per adesso, il passato oscuro della signora Appleyard non sembra essere accattivante al punto da motivare il suo inserimento in una vicenda che detiene altrove i suoi punti di forza. È infatti ancora una volta l'elemento misterico a far da padrone rispetto a qualsivoglia sfumatura thriller o ai già citati toni grotteschi, concentrati per lo più nei personaggi interni al collegio femminile.

Oscillando tra Mean Girls e Twin Peaks, questo Picnic a Hanging Rock per adesso fatica nella ricerca di una propria precisa identità estetica e poetica: alla luce dei primi due capitoli, la speranza è che il resto della serie si concentri maggiormente sulla componente strettamente onirica e sull'esplorazione delle accennate pulsioni represse delle ragazze scomparse rispetto agli intrighi investigativi che ne spostano forzatamente il focus verso orizzonti usurati e prevedibili.

Perché, oggi come all'epoca della sua pubblicazione, la ricerca della verità è qui del tutto subordinata all'anelito sensuale e liberatorio che fa delle protagoniste - in particolare della ribelle Miranda - un complementare antropomorfo della stessa Hanging Rock e, con essa, della potenza dirompente della natura, restìa a sottomettersi alle squadrate logiche umane.

Hanging Rock

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