Il Piccolo Führer, la recensione

Abbiamo recensito per voi Il Piccolo Führer, di Daniele Fabbri e Stefano Antonucci, edito da Shockdom

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Il Piccolo Führer, anteprima 01

In un periodo storico in cui si tende a dimenticare e (spesso) revisionare il passato, Daniele Fabbri e Stefano Antonucci propongono in chiave ironica il loro nuovo What if...? dedicato a una figura storica: Adolf Hitler. Tramite lo stratagemma del racconto ritrovato, gli autori di Quando c'era LVI, insieme a Mario Perrotta, propongono in una curatissima edizione cartonata Il Piccolo Führer, racconto illustrato attribuito allo stesso Hitler, scritto e disegnato sulla falsariga del classico per ragazzi Il Piccolo Principe.

Il volume edito da Shockdom, già sponsorizzato ironicamente in un poster presente proprio in Quando c'era LVI, è volto ad educare la gioventù nazista ai principi del nazionalsocialismo, trattati con semplicità e ironia, dipinti come i più sani e ammirevoli possibili. All'interno della storia, anche in questa versione parodistica torna il tema del viaggio inteso come percorso di crescita, con il protagonista che, spostandosi su diversi e fantasiosi pianeti, imparerà (tra le altre cose) come prendersi cura della propria Rosa.

Il meccanismo della parodia alla base del volume racconta con naturalezza l'intera vicenda del nazismo, della vita di Hitler e delle sue idee, analizzando in maniera intelligente ma con la lente caricaturale uno dei periodi più neri della storia umana. Il punto di forza del lavoro è proprio la sua coerenza totale: l'ironia è davvero ovunque, dalla grafica di copertina alla quarta che chiude il volume. Non c'è mai un calo nei toni o nella forma, come se l'intera vicenda raccontata fosse una trasmissione orale ininterrotta.

Pur non essendo presente nessuna componente fumettistica, le illustrazioni, realizzate con coerenza come se fossero contemporanee - e dunque credibili - ad Hitler, non solo accompagnano la lettura ma sono esse stesse motivo di ironia sulla vicenda storica e sui protagonisti mondiali di quegli anni (dall'Italia alla Russia, passando dal rapporto con gli Ebrei e le Olimpiadi).

A prescindere dall'essere amanti o meno dell'umorismo applicato alle tragedie, è difficile non riconoscere a Il Piccolo Führer la giusta valenza culturale: la coerenza storica, il linguaggio utilizzato e la scelta degli eventi raccontati esprimono uno studio approfondito da parte degli autori. Fin dalle prime pagine è chiaro che il lavoro non è volto ad alleggerire le vicende storiche ma a ridicolizzare chi, ancora oggi, ripropone quelle stesse idee come fossero valide e attuali.

È questo un racconto sull'importanza del linguaggio nella propaganda di un'idea che, con una realizzazione e un linguaggio efficace e calzante, sottolinea quanto fosse ridicola l'idea storica di partenza attraverso il meccanismo degli eccessi.

Quello che alla sua uscita ha suscitato lo sdegno del pubblico italiano, sconvolto da una possibile apologia della figura hitleriana, è in realtà un libro dedicato anche a loro, incapaci di giudicare un'opera andando oltre la copertina.

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