Il piccolo Caronte, la recensione

Abbiamo recensito per voi Il piccolo Caronte, di Sergio Algozzino e Deborah Allo, edito da Tunué

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Cosa accadrebbe se un giorno vostro padre decidesse di abbandonare le sue responsabilità e vi ritrovaste improvvisamente al suo posto, a dover ricoprire un ruolo in cui non vi eravate mai visti? Nello specifico, il padre in questione è Caronte, il traghettatore di anime all’Inferno, mentre il bambino, Mono, ha "solo" poche migliaia di anni sulle spalle, passate perlopiù a giocare e divertirsi. Stiamo parlando di Il piccolo Caronte, l’ultima graphic novel realizzata da Sergio Algozzino (testi) e Deborah Allo (disegni e colori), pubblicata da Tunué nella sua collana Prospero’s Book Extra.

Caronte ha deciso di abbandonare la sua postazione e lasciare l’incombenza di accompagnare le anime dei morti oltre il fiume Acheronte al piccolo Mono il quale, dopo un’iniziale ritrosia, decide di imbarcarsi in un viaggio. Lungo questo percorso di crescita e, al tempo stesso, di acquisizione di consapevolezza del proprio io, diversi sono i personaggi che Mono incontrerà, ognuno disposto a offrire al novello nocchiero un punto di vista sul suo ruolo: le Moire (Cloto, Lachesi, Atropo), suo cugino Momo (in esilio sulla Terra) e Hypnos, fratello di Morte.

La storia di Mono si distacca dalle precedenti prove di Algozzino per le tematiche trattate, restituendoci un racconto intenso e ricco di spunti di riflessione. Pur mantenendo la struttura tipica del romanzo di formazione, si muove in bilico tra diversi generi, dalla favola al racconto metafisico, in un continuo e riuscito richiamo alla mitologia classica, alla religione e, soprattutto, alla vita. Algozzino crea un impianto narrativo in cui fa confluire le sue convinzioni maturate nel suo percorso di vita e modella un oltretomba in cui non esistono distinzioni nette, non ci sono solo buoni o cattivi, inferno o paradiso. La vita e la morte si fondono in un unico grande meccanismo di cui ognuno è un ingranaggio, piccolo ma essenziale. In questo percorso di crescita, Mono dovrà apprendere l’essenza di questa verità, cogliere la sfumatura nella differenza tra l'essere un semplice traghettatore e il saper accogliere un’anima.

Abbandonate ogni preconcetto, spogliatevi delle vostre conoscenze e persino della vostra religione: lasciate che la vita mostri il suo vero volto, a volte dolce come il viso di una bambina, a volte triste come la morte di una persona cara. Solo e senza una guida, Mono deve apprendere tutto questo per abbracciare il suo ruolo, e tocca al cast di comprimari l'arduo compito di aiutarlo. Il piccolo Caronte propone una scrittura semplice e immediata che nasconde tanti messaggi e richiami a opere di vario genere, una prova di maturità non solo per il nostro protagonista, ma anche per il suo creatore, che la supera a pieni voti.

Il lavoro della Allo è semplicemente fantastico. Le sue tavole danno forma al fantastico affresco ideato da Algozzino, assecondando i diversi piani di lettura dell’opera: il suo tratto morbido e cartoonesco conferisce un'aura di favola al racconto, dentro al quale, però, è nascosta una morale ben più profonda. Non solo: nell’ultimo capitolo lo stile si trasforma, la linea diventa più spigolosa e cruda, di pari passo con la storia. La disegnatrice conferisce alle sue immagini una vibrante carica emotiva, talmente forte che spesso rende superflui i testi di Algozzino. Affascinanti illustrazioni a tutta pagina si alternano a primi piani espressivi in una girandola di tonalità che accompagna il racconto attraverso un sapiente storytelling. Una simbiosi tra testo e disegno che eleva Il piccolo Caronte a riflessione sulla vita, capace di regalare spunti nient'affatto banali.

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