Philip K. Dick's Electric Dreams 1x04 "Crazy Diamond": la recensione

La recensione del quarto episodio di Philip K. Dick's Electric Dreams, intitolato Crazy Diamond

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Il Crazy Diamond del titolo del quarto episodio di Philip K. Dick's Electric Dreams si ricollega immediatamente a quel Syd Barrett che ascolteremo in apertura e in chiusura di puntata. Ed è un po' un diamante folle questo episodio abbastanza sgradevole e irrisolto della serie fantascientifica trasmessa da Channel 4. Raggruppa considerazioni di vario genere sulla manipolazione genetica, sul classismo, sulla robotica, ma anche sull'impatto ambientale e sulla fragilità umana. C'è decisamente troppo sul piatto della bilancia a fronte di una narrazione che, nonostante l'inevitabilmente ottima prova di Steve Buscemi, non conquista del tutto e lascia con l'amaro in bocca.

Abbiamo degli esseri sintetici, denominati secondo il genere Jack o Jill, che ottengono una stilla di coscienza tramite delle fiale QC (quantum-consciousness), ma che comunque sono inferiori rispetto agli umani. E poi ci sono i Su, una comunità di esseri ottenuti incrociando umani e maiali. Anche in questo caso si tratta di una classe di esseri inferiori. Ed Morris (Steve Buscemi) e la moglie Sally (Julia Davis) vivono vicini ad un promontorio la cui costa viene erosa a gran velocità. Mentre le acque avanzano per reclamare porzioni di terra, l'insoddisfatto Ed viene avvicinato da una Jill (Sidse Babett Knudsen) e qualcosa nella sua vita cambia.

È inutile fare paragoni con il racconto originale di Philip K. Dick, intitolato Sales Pitch. Tranne i nomi dei protagonisti nulla è rimasto di quelle poche pagine adattate dalla scrittura di Tony Grisoni per la regia di Marc Munden. Si gioca visivamente sui colori saturi delle colline inglesi (un filtro acido che ricorderà Utopia) che sfidano l'erosione delle coste, e tutto assume un forte tono grottesco che funziona – o vorrebbe funzionare – per accumulazione di situazioni. Si sfiora il ridicolo e il parossistico nel momento dell'entrata in scena dei Su, ma è una risata incompiuta, che non afferriamo fino in fondo perché il senso della satira è troppo diluito tra i mille temi di cui si parla.

Certo, l'assurdità di un esistenza spinta tra mille obblighi e frustrazioni, la stessa idea di vivere in un luogo minacciato in ogni secondo dalla distruzione improvvisa, tutto questo è presente, ma è anche respingente. Si tratta di un episodio crudele, quasi una distopia all'aria aperta o un Brazil ambientato negli ampi scenari inglesi. Il ritratto di un'esistenza patetica sulle note non solo di Barrett, ma anche del John Dowland di Flow My Tears, che danno il titolo ad un altro romanzo di Dick intitolato Scorrete lacrime, disse il poliziotto.

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