Philip K. Dick's Electric Dreams 1x01 "The Hood Maker": la recensione
Philip K. Dick e i suoi racconti sono l'ispirazione per la serie prodotta da Bryan Cranston. Nel primo episodio troviamo Richard Madden come protagonista
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Il primo episodio, intitolato The Hood Maker, traspone in chiave fantascientifica scenari pulp e polizieschi cari all'autore. Ci troviamo in un futuro nel quale l'agglomerato dell'Unione utilizza dei telepati per leggere nella mente di potenziali criminali o sovversivi. In realtà, nel momento in cui il controllo diventa sia l'arma che il deterrente – un po' come accadeva per i precog di Minority Report – la stessa decisione di sottrarsi al controllo diventa una possibile minaccia. Il Fabbricante di Cappucci del titolo è una figura che ha inventato delle maschere che schermano dai poteri dei telepati. Un agente di nome Ross (Richard Madden) indaga sul fatto aiutato da un telepate di nome Honor (Holliday Grainger).
Come facilmente intuibile, tengono banco i temi della sorveglianza perenne e del condizionamento ambientale. Non esiste margine di volontà, ma difficilmente anche di educazione, in un sistema che tende a schiacciare l'individuo sulle proprie responsabilità. L'assunto di per sé è anche grottesco: una specie di Comma 22 per cui nessuna persona onesta sarebbe contraria a rinunciare alla propria privacy. Minority Report dunque, ma anche l'ottimo anime Psycho-Pass, nel quale la polizia opera calcolando il coefficiente di criminalità insito in ogni individuo.
Verrà inquadrato, come a trarre la morale della storia, Les Amants di Magritte, con i due amanti incappucciati che si baciano. È una scelta che sottolinea troppo nettamente un messaggio che per il resto era già emerso. Il timore di essere scoperti, nel senso di “nudi”, non riguarda solo la sfera della legalità, ma investe anche le relazioni umane. Rimanere inermi di fronte ai propri sentimenti, in una società che tende al cinismo, può essere quasi un atto di ribellione, in primo luogo contro se stessi.