Phantom Project, la recensione
Phantom Project più che come film a sé stante sembra funzionare in tutto e per tutto come il pilot di una intrigante serie young adult sulle vicende di ragazzi della comunità LGBTQ+ di Santiago del Cile.
La recensione di Phantom Project, su MUBI dal 2 febbraio
Scritto e diretto da Roberto Doveris, Phantom Project più che come film a sé stante sembra funzionare in tutto e per tutto come il pilot di una serie young adult, una che racconta tra toni ironici e un pizzico di surrealtà (tutta la suggestione sul fantasma) la vicende di un gruppo di ragazzi della comunità LGBTQ+ di Santiago del Cile. In un’ora e mezza infatti più che soddisfarci con una storia, Phantom Project non fa altro che raccontarci vari aspetti del protagonista, presentarci i suoi amici, i loro problemi, il contesto in cui vivono. Peccato che si tratti di un film, perché tutta la curiosità e l’interesse che il film riesce a creare va inevitabilmente a dissolversi nel momento in cui finisce, dando l’idea di voler chiudere a tutti i costi per mera necessità.
Ciò che stride e risulta essere fuori posto è allora proprio tutto l’aspetto surreale sul fantasma che abita la casa, una presenza che viene resa da Doveris attraverso un disegno animato e che, per quanto visivamente carino, è simbolicamente poco chiaro e narrativamente confusionario (cosa rappresenta? Perché? Come influisce sulla vita dei personaggi?).
Per quanto, quindi, confuso sulla sua forma, Phantom Project è sicuramente una piacevole immersione in un’intimità altrui: goffa, dolce, e un pizzico ammiccante.
Siete d’accordo con la nostra recensione di Phantom Project? Scrivetelo nei commenti!
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