Petites - La vita che vorrei... Per te, la recensione

La storia di madri diverse dalla media in Petites è girata e scritta con l'intento di raccontare una realtà emotivamente fortissima

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Petites, il film francese in sala dal 25 ottobre

Nel processo di esplorazione della realtà che ha intrapreso il cinema occidentale dei nostri anni, quello che porta a scovare le storie nella società, nelle istituzioni e nei posti in cui fino a prima nemmeno guardavamo, Petites scoperchia la pentola litigiosa delle madri adolescenti che hanno dato in adozione il figlio di cui sono incinte e che devono attendere di partorire per poter proseguire la loro vita. È una realtà fatta di centri di aiuto, di personale che cerca di accompagnare queste ragazze verso il parto ma anche di aiutare quelle che invece il bambino lo vogliono tenere e faticano a gestirlo, sempre cercando di stare dalla parte del benessere dei bambini.

La parte migliore di tutto Petites, che adotta lo stile furioso e combattivo del cinema d’autore di strada, fatto di recitazione carica, una scrittura che punta sui confronti verbali tra persone e un’alternanza forte tra momenti di gran tensione e altri di astrazione, è la maniera in cui propone modelli di maternità fuori dagli schemi. Non c’è solo la protagonista che non vuole essere madre ma che (come sempre nel cinema) in realtà sente dentro di sé una tensione crescente verso il bambino a mano a mano che passano i mesi, ma ci sono anche ragazze che non riescono ad accettare quel ruolo e faticano a crescere i bambini (che ne risentono) e altre in attesa di partorire che intendono diversamente dal solito il nuovo status a cui stanno per accedere.

Lo scopo di un film come Petites è in un certo senso questo: coinvolgere in un racconto drammaturgicamente molto carico, un po’ per via del tema e soprattutto per via dei continui confronti e delle continue esplosioni di rabbia e sentimenti, e insieme a quello proporre un modello di realtà non allineato, mostrare cioè la varietà di situazioni, possibilità e approcci (positivi o non positivi) alla maternità che esistono. Cinema didattico che nasconde questo intento con una messa in scena carica e svolte di trama tanto subitanee quanto annunciate. Il coinvolgimento è garantito (del resto quanti bambini si possono guardare piangere senza esserne coinvolti?) un po’ meno il piacere.

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