Persuasione, la recensione

Persuasione sembra un film-algoritmo, senza ispirazione, creato prendendo qua e là dei trend senza alcuna voglia di usarli realmente

Condividi

La recensione di Persuasione, su Netflix dal 15 luglio

Per quanto questa equazione sia golosa, sommare in un film elementi di successo non equivale ad ottenere un film di successo (nel senso di ben riuscito, non per forza popolare). Guardando Persuasione, film romantico in costume diretto da Carrie Cracknell, l’impressione è invece proprio quella - a tratti irritante - che tutto ciò che lo caratterizza sia stato pensato a tavolino per arrivare a un buon risultato senza spendere troppe energie creative: l’adattamento dal libro di Jane Austen (appunto, Persuasione), la scelta di Dakota Johnson come protagonista, il casting multietnico “alla Bridgerton”, lo stratagemma narrativo della confessione alla macchina da presa (come Enola Holmes, altro prodotto Netflix che a sua volta riprendeva Fleabag).

Mero riempitivo da catalogo, per quanto non si tratti di un brutto film Persuasione sembra più che altro un film-algoritmo, senza ispirazione, creato prendendo qua e là dei trend senza alcuna voglia di usarli realmente, dimenticato e dimenticabile non appena cominciano a scorrere i titoli di coda.

Basato, si diceva, sul romanzo di Jane Austen, Persuasione è la storia di un amore tormentato: quello di Anne (Dakota Johnson), giovane nobile inglese che dopo otto anni ancora si pente di non aver sposato il suo grande amore, il marinaio Frederick Wentworth (Cosmo Jarvis). Anne, diversamente dalle sue sorelle, è convinta di volersi sposare solo per amore ed è la pecora nera di una famiglia ossessionata dalla sua immagine pubblica. Quando Frederick farà improvviso ritorno dai mari, Anne dovrà misurarsi con sentimenti e aspettative mai sopiti e intrecci amorosi che la metteranno alla prova.

Lo spirito di Persuasione rimane insomma decisamente fedele a quello romanzesco, e per quanto il film suggerisca qua e là lungo i dialoghi blandi tentativi di modernizzazione del suo soggetto (l’autodeterminazione della donna, l’idea del matrimonio come un contratto che non si è costretti ad accettare), in fin dei conti oltre all’aspetto dei personaggi non sembra cambiare molto dall’inizio dell’Ottocento (ciò che i personaggi fanno, sperano, le relazioni che tessono).

L’unico elemento interessante che riesce a spezzare la noiosa quiete di una storia sicuramente prevedibile - oltre a Dakota Johnson stessa, che riesce a regge una parte priva di spunti - è l’uso dell’autoconfessione della protagonista alla macchina da presa. Sebbene non sia un elemento in sé originale (non che lo debba essere per forza) questo stratagemma riesce almeno a variare il ritmo pesante e ripetitivo del film, alternando l’avanzamento normale della trama a momenti in cui l’attrice riflette su ciò che le accade. Per il resto, però, Persuasione è un film che urla disinteresse verso la sua stessa materia.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Persuasione? Scrivetelo nei commenti!

Vi ricordiamo che BadTaste è anche su Twitch!

Continua a leggere su BadTaste