Perkeros - Diabolus in musica, la recensione
Perkeros è una storia ben articolata e in grado di ammaliare il lettore grazie una componente artistica fantastica
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Varchiamo la porta del sacro tempio della sala prove e seguiamo da vicino le vicissitudini degli aspiranti musicisti alle prese con le prime recensioni negative e la necessità di trovare un cantante che non si limiti a "fare gargarismi con purè bollente”. Leggendo queste pagine tornano alla mente gli aneddoti e le suggestioni che scaturiscono da Il ritmo della sala prove, celebre traccia di Elio e le storie tese.
La costruzione dei personaggi va a incastonarsi perfettamente nella struttura di quest'opera accattivante. Ognuno di loro incarna inoltre un topoi del metal, cosa che ci permette di familiarizzare in breve tempo con l'intero cast: dal cantante squattrinato incapace di sostenere lo stress di un’esibizione live al bassista hippy cresciuto con la musica degli anni Settanta, dal batterista scontroso (letteralmente un orso) al tastierista, motore e nucleo centrale del gruppo.
Attingendo a piene mani da un background fatto di musica metal, film horror e letture mistiche, Ahonen dà vita a una graphic novel sorprendente e ricca di sfumature. Se nelle prime battute l'autore attira a lui il lettore tramite un contesto accogliente e un linguaggio confidenziale, in seguito lo conduce lungo un sentiero inquietante da cui sembra non esserci via d'uscita; una trasformazione ben orchestrata che va di pari passo con il percorso di crescita dei protagonisti. Akseli, in particolare, sarà costretto a fare delle scelte molto dolorose sotto il profilo umano.
La componente artistica è di prima qualità e contribuisce a rendere Perkeros una lettura molto godibile. Dimenticate lo stile minimalista di Belzebubs: tra queste pagine le vignette sono ricche di dettagli al fine di veicolare al meglio una vicenda affascinante, dalla natura mutevole. Il tratto morbido di Ahonen abbraccia soluzioni cartoony che non stonano affatto con i contenuti del fumetto, anzi: li esaltano caricando l’espressività dei suoi protagonisti.
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