Pericolosamente vicini, la recensione: la convivenza uomo-orso in Trentino spiegata bene

La recensione di Pericolosamente vicini, documentario sul problema della convivenza con gli orsi in Trentino in sala dal 26 agosto.

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È rinfrescante vedere in apertura di Pericolosamente vicini una didascalia con la scritta "questo film contiene ricostruzioni. Di alcuni orsi non esistono riprese. In tali casi si sono usate immagini di altri orsi". Il documentario di Andreas Pichler promette fin da subito di evitare il sensazionalismo, di non usare le immagini (anche quelle di esseri umani) per mentire o fuorviare la realtà naturale. E se per ragioni espressive si concede di farlo - per esempio se l'animale mostrato non corrisponde a quello di cui si sta parlando, oppure quando è messo in scena un dialogo fra due guardie forestali - lo dichiara. Non solo quest'atteggiamento è auspicabile per chiunque aspiri a un racconto il più possibile onesto del mondo naturale. Ma lo è in modo particolare per un film che vuole sviscerare un problema civico complesso, dove si intrecciano questioni di sicurezza, ambientalismo, politiche ed economiche.

Oggi alla maggior parte degli Europei l'idea di confrontarsi coi rischi che comporta la convivenza coi grandi carnivori può sembrare remota, un retaggio di un'epoca superata con l'urbanizzazione e l'eradicazione delle specie più pericolose. Ma è esattamente con questo che devono convivere gli abitanti di valli trentine come la Val di Sole, che negli ultimi anni hanno visto crescere progressivamente la loro popolazione di orsi bruni. Proprio in Val di Sole un anno fa si verificò la tragedia che per molti abitanti della zona non era altro che un evento annunciato: l'aggressione fatale del runner Andrea Papi da parte dell'orsa jj4, prima uccisione documentata di un essere umano da parte di un orso in Italia.

Pericolosamente vicini parte da lì per svilupparsi in due direzioni: in avanti, raccontando come la morte del giovane abbia riacceso la tensione sulla presenza degli animali in Trentino; e all'indietro, raccontando come la loro popolazione - funzionalmente estinta alla fine del secolo scorso - si sia ripresa con la reintroduzione di esemplari dalla Slovenia a partire dal 1999. Questa struttura simmetrica (oltre a garantire ritmo e varietà narrativa) consente al discorso di spaziare, toccando in un'ora e mezza quasi tutte le questioni e i punti di vista in gioco: quello degli abitanti allarmati da una convivenza sempre più tesa; quello degli allevatori che vedono aumentare le uccisioni di bestiame; quello delle associazioni ambientaliste che lamentano abbattimenti e intrappolamenti; e quello dei ranger della zona, presi tra i due fuochi di un'opinione pubblica che ne condanna le misure più decise e una locale che li accusa di inefficienza.

Limando al minimo le pretese artistiche, Pericolosamente vicini fa esattamente ciò che si chiede a un documentario su questo tema: raccontare in modo equidistante la complessità di un problema che presenta ragioni e argomenti su più fronti, lasciando a noi pubblico (e al buon senso delle autorità cui idealmente si rivolge) il compito di esercitare il nostro senso critico a partire dal ricco materiale che offre. Chi cerca in questo film una presa di posizione netta pro-linea dura o una difesa a oltranza di stampo animalista, rimarrà deluso; ma siamo convinti che sia un grande merito, frutto dell'impegno messo nel raccontare quella che è a tutti gli effetti una situazione tragica (nel senso classico dello "scontro fra ragioni"). Di film del genere c'è bisogno sempre. 

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