Perfetta illusione, la recensione
Materiale "basso" raccontato con una messa "alta", Perfetta illusione è un noir stilizzato che nasconde un'anima marcia
La nostra recensione di Perfetta illusione, al cinema dal 15 settembre
Toni (Giuseppe Maggio) lavora come inserviente in un lussuoso albergo, ma, proprio quando ottiene una promozione, perde il lavoro, a causa di una gaffe ingiustificabile. Decide di non dire nulla alla moglie Paola (Margherita Vicario) e dopo diversi tentativi trova un'occupazione proprio da Chiara (Carolina Sala), la ragazza causa del suo licenziamento. Lei, che si occupa di organizzare eventi culturali, vede in lui, da sempre appassionato di pittura, una promessa a cui dare una chance, e i due finiscono per innamorarsi, allestendo una rete di inganni e bugie.
La ricercata stilizzazione di un genere e di un microcosmo crea infatti un ulteriore contrasto, tra la patina elegante dei colori (degli abiti, dell'autunno milanese, delle abitazioni) con il marcio che emerge piano piano. Questo riguarda il protagonista, creatore di una ragnatela in cui poi rimane intrappolato, e la stessa società aristocratica, che schiaccia chi sta sotto e cerca di avvicinarsi. Così Perfetta illusione è anche un film dagli echi peeliani, per come mostra il feroce sfruttamento intellettuale e fisico. Un horror dalla forma limpida di una semplice love story che nasconde un'anima malsana, ritratta da uno sguardo clinico e cinico che non ha deferenza né commiserazione verso i suoi personaggi.