Percy's Song, la recensione

Percy's Song è una piacevole sorpresa in grado di emergere con un'identità precisa dalla microeditoria

Condividi

In occasione del Comicon, la casa editrice napoletana Phoenix Publishing ha pubblicato Percy's Song, primo progetto come autrice completa di Martina Rossi, fumettista di Recanati che su queste pagine dà vita a un interessante connubio tra il tratto pittorico fiabesco vicino alla tradizione francese e i temi cupi dell'esistenzialismo, che spesso si manifesta nelle produzioni underground italiane.

Per chi non lo sapesse, il titolo del brossurato è ispirato all'omonima canzone di Bob Dylan e, come in quel caso, anche qui al centro del racconto c'è la morte, intesa come evento che sancisce la netta separazione tra un "prima" e un "dopo" nell'esistenza di un individuo.

Percy, protagonista della storia, si risveglia spaesato in un oltretomba decisamente atipico, dove tutti i presenti hanno le fattezze di gnomi e non hanno consapevolezza della loro esistenza precedente. Qui, grazie al nuovo amico Jeremia, il protagonista scoprirà ben presto che ci sono molti altri misteri custoditi oltre il velo, tra la vita e la morte, più preziosi di quanto si possa immaginare.

"Una fiaba sospesa, come fosse uscita dai libri illustrati di cinquant'anni fa, pieni di creature grottesche e luoghi che stimolano la fantasia."In questo clima che indaga la zona d'ombra che separa ciò che affascina da quel che inquieta, il lettore viene trascinato in un'esperienza fatta di sensazioni forti, lunghi discorsi sul significato da dare alla propria esistenza e, soprattutto, sulla consapevolezza del proprio posto nel mondo. Con uno stile pittorico ricercato e una regia molto efficace nella sua semplicità, in grado di cogliere l'essenza di un genere rétro sempre meno coltivato, l'autrice marchigiana narra una fiaba sospesa, come fosse uscita dai libri illustrati di cinquant'anni fa, pieni di creature grottesche e luoghi che stimolano la fantasia.

Questa scelta, portata avanti anche tramite dialoghi molto verbosi che si affidano alla naturalezza del discorso informale, dimostra una forte convinzione nel prendere una direzione ben precisa - più vicina al racconto illustrato che al Fumetto vero e proprio - mantenendo la coerenza nell'impostazione grafica del secondo. Di conseguenza, la storia diventa molto teatrale, nel senso più shakespeariano del termine, con i protagonisti che si spostano su una scena costituita da pochi ambienti, dando nuove sfumature agli stessi a seconda delle emozioni in gioco.

Addentrandosi nella lettura verso sfumature sempre più cupe e meno gioviali si scoprirà come siano molto importanti anche il tema della musica - svelando di pari passo un profondo legame con la canzone di Dylan - e quello legato alla consapevolezza di sé, con tutte le conseguenze da essa derivate.

Al termine della lettura, Percy's Song si rivela una piacevole sorpresa, in grado di restare impressa nella memoria e di emergere con un'identità decisa dal sottobosco delle pubblicazioni realizzate nell'ambito della microeditoria.

Continua a leggere su BadTaste