Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo - il Mare dei Mostri, la recensione
Il secondo capitolo di Percy Jackson peggiora le aspettative. Ancora modellato su Harry Potter anche se più ironico del primo, rimane un film fatto con poca cura e poca sapienza
Continua l'exploitation filmica (dopo quella letteraria) della saga di Harry Potter. Questa volta il libro di Rick Riordan è mescolato, un po' tradito e modificato per esigenze filmiche, questo lo distanzia dal modello dell'Odissea (nel libro ci sono anche le sirene tentatrici, i protagonisti mutati in maiali da Circe e il trucco delle pecore con Polifemo) ma lo avvicina di più a Hogwarts (c'è un auto/taxi magica su cui spostarsi che non può ricordare quella di Potter nonchè una profezia su come il protagonista sia destinato a scontrarsi con il cattivo dei cattivi al momento creduto morto o quantomeno sopito).
Archiviato Columbus questa versione di Freudenthal ha il pregio di buttarla a ridere, prendendosi meno sul serio e cercando continuamente la gag. Peccato che tutto il film appaia sciatto e trascurato come un prodotto per la tv con riferimenti mitologici. Nonostante un budget simile al film precedente il secondo non riesce a dar vita ad un mondo fantastico credibile, usa mascheroni implausibili e ridicoli accanto a computer grafica da quattro soldi. Come se non bastasse Freudenthal sembra non essere stato in grado in nessuna maniera di nascondere le pecche della sceneggiatura.
Senza pensare al domani (almeno fino a 5 minuti dalla fine del film) Freudenthal sembra voler percorrere tutta la strada della saga di Harry Potter in una storia sola, dando ad ogni momento un'aura clamorosa che non può avere.