Penny Dreadful 3x04, "Un filo d'erba": la recensione

Ecco la nostra recensione del quarto, claustrofobico episodio della terza stagione di Penny Dreadful, in cui Vanessa compie un viaggio nel passato doloroso e rivelatore

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Spoiler Alert
Chi ha finora collegato Penny Dreadful alla fastosità degli scenari gotici e alla rutilante bellezza figurativa dell'epoca vittoriana perfettamente rievocata si troverà, questa settimana, dinnanzi a una piacevole sorpresa. A fronte delle tumultuose avventure che hanno disperso i protagonisti in angoli remoti della terra nei primi tre episodi della terza stagione, con Un filo d'erba la serie di John Logan raccoglie tre soli personaggi - in particolare due di essi - in una cella imbottita di pochi metri quadrati per quasi tutta la durata della puntata. In uno show meno solido, una scelta del genere si sarebbe ritorta contro i propri ideatori, mostrando prima o poi qualche falla in un'impostazione narrativa tanto radicale quanto insidiosa. È pur vero, tuttavia, che per i grandi maestri il limite diviene, a sua volta, stimolo atto a creare qualcosa di ancor più complesso, seppur confinato all'interno di paletti prestabiliti.

Questo è ciò che avviene in Un filo d'erba, in cui assistiamo - complice una seduta d'ipnosi regressiva - a una privilegiata visione d'insieme della memoria più nascosta di Vanessa, memoria che la dottoressa Seward sta scandagliando, alla ricerca del precedente incontro tra la giovane e il suo attuale nemico, quel conte Dracula che ha assunto ora la forma rassicurante e pacata del dottor Alexander Sweet. Nella cella del manicomio in cui Vanessa era stata internata forzatamente anni prima, l'unica presenza umana a parte la nostra travagliata protagonista è un attendente senza nome, che si è rivelato essere - al termine della scorsa puntata - nientemeno che John Clare prima del trattamento di resurrezione cui lo sottopose il dottor Frankenstein. Tra la paziente e l'uomo si stabilisce, col passare dei giorni, un rapporto di fiducia, minato purtroppo dalla rivelazione che anch'egli venga usato come "ospite", di tanto in tanto, dal demone che dà la caccia Vanessa.

Se, rispetto al resto del corpus della serie, un episodio come questo può apparire lento e privo di eventi salienti - nessuna informazione di rilievo viene dispensata al pubblico, le uniche rivelazioni sono a vantaggio di Vanessa e riguardano dati di cui lo spettatore è già in possesso - è ancor più ammirevole, in virtù della parsimonia di elementi messi in scena, l'innegabile tenuta drammatica dell'intera puntata. La recitazione di Eva Green è stata, finora, già abbondantemente elogiata per la capacità di alternare potenza demoniaca e umanissima fragilità, ma chi merita il fragore degli applausi è qui Rory Kinnear, dimostratosi perfetta scelta per incarnare la doppia natura della Creatura d'ispirazione shelleyana e perfettamente a proprio agio nei panni del dolce attendente del manicomio quanto in quelli dei due fratelli demoniaci - Lucifero e Dracula - che si contendono anima e corpo della bella Vanessa.

A livello tematico, l'unità di spazio aiuta ad approfondire la già accurata introspezione psicologica dei personaggi, facendo emergere il lato più eroico e, in un certo senso, predisposto al martirio di Vanessa: il dialogo sulla necessità di mantenere la propria unicità anche a costo di sofferenze indicibili è, a oggi, tra i più intensi e toccanti finora ascoltati nella serie. "Nessuno di noi è un eroe" dice Vanessa, ma seppur vacillante nel suo incedere, non possiamo negarle un portamento da vera paladina, disposta a sacrificare tutto per conservare quella diversità da tutti ritenuta un'onta. E qui, ancora una volta, Penny Dreadful sembra voler parlare d'altro rispetto al sovrannaturale: lancia un appello all'intera vastità del suo pubblico, celebrando la fulgida bellezza dell'anormalità, dell'individuo unico e irripetibile nella propria imperfezione, e per questo sacro e meritevole di rispetto e ammirazione.

Un messaggio forte, veicolato da un contesto narrativo che rimanda a una problematica, quella della possessione demoniaca, certo lontana dal contingente; eppure, come solo le grandi opere di poesia riescono a fare, Penny Dreadful plasma il proprio significante per  far sì che qualsiasi spettatore possa riconoscersi nel dramma di Vanessa: il dramma di un essere umano sempre e comunque fedele a se stesso, un dramma che conferisce a questo straordinario episodio un volto che profuma di universalità.

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