Penny Dreadful 1x08 "Grand Guignol" (season finale): la recensione

Ultimo episodio per Penny Dreadful, ecco come si conclude la stagione

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Spoiler Alert
Di padri che uccidono e di figli che vogliono vivere. Il finale di stagione di Penny Dreadful riprende uno dei temi cruciali della stagione, chiude molte linee rimaste aperte, ci lascia con varie risposte – la maggior parte delle quali già sgamabili – e con poche domande in vista del prossimo anno. Questo è Grand Guignol, il season finale che ti aspetti, in cui l'urgenza della conclusione e la necessaria linearità degli eventi ci sveglia un po' dal dolce sogno di quelle partentesi statiche, ma splendide, che avevamo visto nelle scorse settimane. Il risultato è una delle puntate in fondo meno sorprendenti e più canoniche della stagione, probabilmente il prezzo necessario da pagare ad una storia che deve definirsi compiuta e che deve in qualche modo rientrare nei ranghi.

Dopo la salvezza in extremis di Vanessa nello scorso episodio, il gruppo si proietta verso il salvataggio di Mina dalla creatura demoniaca che l'ha sedotta e portata via. In attesa di vederne gli sviluppi, la prima parte dell'episodio conclude agevolmente con una serie di scene decisive tutte le strade rimaste aperte. E non si può dire che gli esiti siano sorprendenti. Che Brona sarebbe morta era cosa ovvia da settimane, e già nelle recensioni precedenti avevamo ipotizzato, come moltissimi spettatori, che l'avremmo rivista sotto forma di moglie della Creatura. Così puntualmente avviene. Dall'altra parte anche Chandler, che in conclusione di puntata si rivela per l'uomo-lupo che è sempre stato (qui era ancora più semplice, la stessa opening ci mostra l'accostamento da settimane). Svolte talmente "telefonate" che è quasi difficile considerare come colpi di scena mancati. In fondo la scrittura di John Logan si è mossa su altre strade finora, quindi anche in questo caso potremmo credere che non fosse davvero sua intenzione sorprenderci quanto confermare delle impressioni che un po' tutti avevamo avuto.

Allora quello che rimane è l'esecuzione, il come piuttosto che il cosa, e bisogna dire che da questo punto di vista la serie ha sempre funzionato benissimo. Un po' teatrale forse la trasformazione in uomo-lupo, così come poco brillante è l'idea che sia Frankenstein a uccidere Brona, ma al tempo stesso il design di Ethan trasformato è perfetto – il trucco sembra omaggiare l'uomo-lupo della Universal – mentre la scena conclusiva della storyline di Frankenstein, sempre a metà tra scienza e sacralità, convince perfettamente. Il culmine della vicenda di Caliban vive soprattutto dei bei momenti delle scorse puntate, che qui giungono ad un veloce e deciso punto di svolta, con il "tradimento" da parte della donna da lui amata e l'abbandono del teatro. Poche parole tra lui e Frankenstein, che ad un certo punto alza la mano per ucciderlo, salvo poi cambiare idea, sentendosi pienamente parte di quel dolore che ha di fronte. Solo la morte a unirli.

E solo la morte a unire il gruppo che infine giunge al teatro dove Mina è tenuta prigioniera (un'altra svolta facilmente intuibile dal finale della scorsa puntata). Anche qui la risoluzione arriva puntuale e decisa. L'imprecisato signore oscuro si rivela più semplice da abbattere del previsto, e pochi istanti dopo lo segue anche la stessa Mina, incapace di abbandonare la forma oscura assunta, che viene uccisa da suo padre Malcolm. Ora, che la morte della ragazza fosse nell'aria è chiaro. Se ne era parlato nel finale di Closer than Sisters e in altre occasioni, compresa una in questo stesso finale. Tuttavia il cambiamento di intenzioni di suo padre, che ha consacrato gli ultimi anni a ritrovarla e sembrava fermamente ostinato a salvarla, sembra scontrarsi con l'improvvisa rassegnazione di fronte al suo rifiuto di tornare normale. Senza andare lontano, la condizione di Vanessa in Possession non sembrava tanto migliore.

In ogni caso, questa era la prima stagione Penny Dreadful. Storia di un gruppo di personaggi impossibili trafitti ad ogni passo dal senso di colpa per qualcosa, di padri, come Frankenstein o Malcolm, che provano pietà e dolore per i loro figli e che soffrono nel vedere come i propri peccati siano ricaduti su di essi, di figli, come la Creatura, Mina, Vanessa, forse anche Ethan, che fuggono da se stessi e da ciò che sono. I creatori e le creature quindi, come la scrittura colta della serie ci ricorda in un ultimo slancio nel quale, in un parallelismo con il Paradiso Perduto di Milton, il "luciferino" Caliban soffre e invidia gli umani eletti e odia con tutte le sue forze il creatore che lo ha messo al mondo.

I tre registi che si sono succeduti nelle ultime puntate hanno avuto vita dura a cercare di replicare il lavoro di Juan Antonio Bayona nei primi due episodi, ma i risultati sono stati sempre all'altezza delle aspettative. In una serie dove il concetto di bellezza è uno dei pilastri fondamentali la forma della narrazione deve avere una sua cura e identità particolari, e in questo senso Penny Dreadful è sempre stato un piacere da vedere e da ascoltare, con la sua scrittura colta (l'accostamento dell'orrore gotico con il romanticismo inglese rimane una delle intuizioni più felici) e le sue interpretazioni sempre all'altezza. Impossibile non elogiare il lavoro di Eva Green, che ha speso davvero tutta se stessa nel ruolo di Vanessa, ma anche di Timothy Dalton e degli altri. Sacrificato troppo il personaggio di Dorian Gray, l'unico che non è riuscito a trovare una sua dimensione.

Penny Dreadful ha ampiamente vinto la sua scommessa. Abbiamo visto una delle migliori nuove proposte dell'anno, affascinante, colta, tecnicamente impeccabile, carica di tematiche, probabilmente non per tutti. Un prodotto che ha avuto il coraggio di distinguersi e di imporre la propria identità, e che ci mancherà sicuramente.

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