Penny Dreadful 1x02 "Séance": la recensione

Penny Dreadful continua con un ottimo secondo episodio, ricco di colpi di scena e nuovi personaggi

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Spoiler Alert
If this belief from Heaven be sent,
If such be Nature's holy plan,
Have I not reason to lament
What man has made of man?

I versi conclusivi di Lines Written in Early Springs di William Wordsworth scandiscono con velata efficacia il confronto tra Vanessa Ives (Eva Green) e il Dottor Frankenstein (Harry Treadaway), tradiscono le aspirazioni colte di una scrittura che non vuole perdere il passo rispetto alla messa in scena, e mettono in luce un implicito punto d'incontro tra il romanzo gotico, che è alla base di Penny Dreadful, e il Romanticismo. L'individuo schiacciato, limitato, definito dalle leggi e dall'ingegno umano, che traduce questa sua insofferenza verso il dogma positivista e l'illuminismo recuperando la dimensione dell'assoluto, del sovrannaturale e del mitico. Una nuova sensibilità, che si libera dalle catene del possibile e della comune morale, di ciò che agli uomini è permesso avere o no. E Frankenstein, cultore della bellezza sublime, non a caso definito "Prometeo moderno" da Mary Shelley nel titolo alternativo della sua opera, ne è il degno rappresentante.

E quindi nessun riferimento teologico per la sua Creatura. Dopo i primi insegnamenti, e dopo aver visto come alcuni stralci della memoria dei cadaveri sono rimasti ancora integri, al momento di darle un nome, si scarta il banale Adamo, in favore dello shakespeariano – ma anche e soprattutto mitologico – Proteus. Il "mostro" con il nome tratto da I due gentiluomini di Verona, dimostra curiosità per ciò che lo circonda, un'aspirazione alla conoscenza, all'amicizia. E nel suo vagare nella città di Londra in compagnia del suo creatore, ricorda forse di essere stato, in qualche momento della sua vita passata, un marinaio (e qui, anche in completa assenza di riferimenti, visto che si parla di Romanticismo vale la pena ricordare il capolavoro di Samuel Coleridge). La sua vicenda personale raggiungerà il culmine in un finale violento e bruciante. Dopo un breve lampo di vita, ben riassunto da una bellissima inquadratura nella quale il suo volto sfigurato tende verso la luce, Proteo viene ricacciato nell'ombra e nella morte definitiva da un nuovo e più minaccioso arrivo, sul quale ancora non sappiamo nulla.

La regia sicura e creativa di Juan Antonio Bayona procede intanto per invenzioni visive (il lampo di una macchina fotografica come primo segnale di presenza in una stanza), inquadrature deformanti (a quelle della scorsa settimana si aggiunge quella di una seduta spiritica da uno specchio), piccoli e insignificanti oggetti messi al centro dell'immagine e resi emblematici. Per "non raccontare" la sua storia, John Logan sceglie un approccio opposto al distacco. Al contrario, si avvicina talmente tanto ai suoi protagonisti da sfocarne i contorni, al pari dell'immagine, nascondendoci quei risvolti che invece dalla giusta distanza ci apparirebbero limpidi e chiari. Sappiamo pochissimo di Ethan Chandler (Josh Hartnett) – anche se stando ad alcuni piccoli suggerimenti la sua "doppia natura" potrebbe essere svelata – così come rimane intatta la gelida figura di Vanessa, protagonista della scena più disturbante vista finora.

Proprio lei, in compagnia di Malcolm Murray (Timothy Dalton), si reca ad un ricevimento nel quale, intorno ad un tavolo per una seduta spiritica, viene posseduta fino a lanciare una serie di tremende accuse – la maggior parte delle quali ci rimangono difficili da capire – all'aristocratico. Rimane interdetto dalla situazione perfino il giovane Dorian Gray (Reeve Carney), che fino a quel momento avevamo visto abbastanza imperturbabile e che, in base alle conoscenze sul personaggio che l'episodio non ci fornisce, ma che praticamente chiunque sa, non dovrebbe essere estraneo al sovrannaturale. Mentre il momento di crisi rientra, fanno capolino nella storia una serie di riferimenti apocalittici nientemeno che dalla religione egizia. E Jack lo Squartatore continua a fare strage.

Séance è un secondo episodio se possibile ancor più convincente dell'esordio della settimana scorsa. La serie di Showtime gioca su personaggi conosciuti e abusati, ma riesce a infondere nella narrazione un tocco personale e affascinante. Se alcuni personaggi non brillano (questo Dorian Gray ne deve fare di strada per convincerci), per il resto tutto si maniente decisamente alto come aspirazioni e messa in scena.

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