Penny Dreadful 1x01 "Night Work": la recensione
Penny Dreadful debutta con un pilot riuscito, inquietante e ben diretto
Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.
Night Work gestisce senza fretta, tanto da non portare del tutto a compimento il suo obiettivo, l'incontro delle varie linee narrative e dei personaggi che andranno a costituire il nucleo fondamentale. L'aristocratico Malcolm Murray (Timothy Dalton), spinto da motivazioni personali che verrano chiarite in conclusione d'episodio, gettando nuova luce sulla prosecuzione della storia, conduce una personale crociata contro le creature oscure che occupano quella sottile soglia tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Ad aiutarlo la bella e sfuggente Vanessa Ives (Eva Green) la cui natura non viene completamente svelata nel pilot, ma il cui fervore religioso di fronte a un crocifisso regala due tra le scene più d'impatto della puntata. Nella prima parte dell'episodio il punto di vista dello spettatore coincide poi con quello dell'avventuriero Ethan Chandler (Josh Hartnett), sempre più assente dallo schermo all'avanzare dei minuti, mentre nella seconda parte della puntata la scena verrà rubata dal patologo senza nome interpretato da Harry Treadaway (ma la cui identità è facilmente svelabile fin dalla sua prima apparizione).
Riferimenti nobili e ben conosciuti, forse troppo. Senza contare il Dracula della NBC – peraltro già cancellato – o Ripper Street della BBC (viene citato di sfuggita anche Jack lo Squartatore), il rischio di saturazione è alto, per non parlare di stanchezza dello spettatore, dovuta ai mille e più adattamenti di certe figure (compresa quella svelata nel comunque ottimo finale d'episodio). Un'operazione più rischiosa, ma forse più interessante, sarebbe stata quella di andare a ripescare tra i molti classici meno sfruttati del periodo, invece di giocare sui soliti nomi. In ogni caso questo abbiamo, e questo ci facciamo bastare, e non è certamente poco.
La regia d'esperienza dello spagnolo Juan Antonio Bayona (The Orphanage) si distende come un velo su tutte le scene più macabre e cariche di tensione. Recuperando le atmosfere fredde e cupe del suo primo film, il regista gioca molto classicamente sullo spavento improvviso, centrando l'obiettivo di farci saltare dalla sedia in più di un'occasione, ma anche sul non visto, sul meccanismo inverso per cui lo spettatore diventa consapevole della minaccia in scena prima del personaggio (era l'idea semplice ma geniale alla base degli horror Them o The Strangers). Un pilot molto riuscito, affascinante, che ci incuriosisce verso il proseguimento della storia.