Penguin Highway, la recensione del film

Ieri e oggi è nei cinema italiani Penguin Highway, film d'esordio di Hiroyasu Ishida

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Penguin Highway

Il secondo appuntamento della settima stagione Nexo Anime vede arrivare nei cinema italiani Penguin Highway, lungometraggio animato - basato sull'omonimo romanzo giapponese per ragazzi - che segna l'esordio del regista Hiroyasu Ishida.

Se Mirai ci aveva mostrato un bambino viziato e immaturo, in questo caso il giovane protagonista è agli antipodi: Aoyama ha dieci anni, vive cercando di imparare quotidianamente qualcosa di nuovo e ama lo studio e la scienza, tanto da tenere un quaderno sul quale appunta le osservazioni e i risultati dei suoi esperimenti, oltre a contare i giorni che lo separano dall'età adulta.

La cittadina giapponese dove vive Aoyama è oggetto di un misterioso fenomeno: l'improvvisa comparsa di pinguini. Il bambino non riesce a tenere a freno la sua curiosità e analizza questa anomalia con piglio empirico, cercando di avvistare gli uccelli antartici nella speranza di capirci qualcosa in più. Con il tempo, Aoyama si affiancherà ad alcuni suoi compagni di classe, superando differenze e antipatie, per dar vita a una sorta di club degli esploratori che indaghi sulle varie apparizioni sovrannaturali, probabilmente collegate tra loro.

La mentalità estremamente razionale di Aoyama viene però messa a dura prova dall'incontro con la "sorellona", appellativo spesso usato dai bambini giapponesi per rivolgersi alle ragazze più grandi con cui sono in confidenza, pur non essendoci alcun legame di sangue. L'assistente del dentista da cui si reca il protagonista diventa infatti una figura simile a una babysitter e poi un'amica con cui trascorre il tempo. Il bambino, però, si rende conto che prova un'attrazione per la ragazza a cui neanche le sue formule matematiche e i teoremi sul suo quaderno sanno dare una spiegazione: com'è possibile che la genetica abbia potuto dar vita a dei tratti estetici così piacevoli per lui? Perché trova così affascinante il seno della "sorellona", pur essendo fatto della stessa sostanza di quello di sua madre, il quale non accende in lui il medesimo interesse? Non si tratta di un approccio morboso ma di un'attrazione quasi felliniana nei confronti delle figure femminili, l'ingenuo spuntare delle prime pulsioni della pubertà, in questo caso vissute da una mente straordinariamente analitica.

Per essere un'opera prima, Ishida riesce a dare forma a un film che denota già una forte identità e la volontà di presentarsi come una voce importante del Cinema d'animazione giapponese negli anni a venire. Per il pubblico occidentale è difficile non vedere nell'opera tracce dei più grandi registi di anime giunti nelle nostre sale, come i personaggi di Mamoru Hosoda, gli scenari di Hayao Miyazaki o le sequenze visionarie e surreali di Satoshi Kon; nulla che sia fortemente ricalcato, sia chiaro, ma sono similitudini che è possibile rilevare, le quali non rappresentano per forza un difetto, anzi: sono ingredienti che vengono mescolati a una ricetta già abbastanza definita e gustosa di per sé.

Dal punto di vista narrativo, invece, abbiamo accusato un'eccessiva lunghezza del film: due ore sono una durata sproporzionata rispetto a quanto viene raccontato e, anche se i momenti di tranquillità più slice of life sono ben realizzati, quindici o venti minuti in meno avrebbero giovato all'efficacia della resa finale. Il character design di Yojiro Arai è delizioso e permette di affezionarsi rapidamente ai personaggi. Le animazioni sono di alta qualità e in alcuni passaggi raggiungono vette di fluidità stupefacenti, anche se in certe scene viene utilizzata abbondantemente una computer grafica che fatica a integrarsi in modo omogeneo con l'animazione tradizionale.

In conclusione, di cosa parla realmente Penguin Highway? È un film sulla separazione, sull'abbandono e sulla scomparsa, ma tratta questi argomenti sottopelle, facendoli risuonare nello spettatore senza "gridarli" dallo schermo. Gli elementi fantastici della storia catturano l'attenzione fin dalle prime battute e, anche se la risoluzione potrebbe non soddisfare tutti gli spettatori, si esce dalla visione soddisfatti. Una buona sceneggiatura - non priva di difetti - un ottimo comparto tecnico e una colonna sonora ispirata al servizio di una regia che denota già un talento promettente.

Hiroyasu Ishida, sentiremo ancora parlare di te.

Penguin Highway

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