Pelham 123 - Ostaggi in metropolitana - la recensione

Un gruppo di malviventi prende in ostaggio i viaggiatori della metropolitana e chiede un riscatto. Nonostante alcuni eccessi, un solidissimo thriller con un cast notevole, ben diretto e sceneggiato...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloPelham 123 - Ostaggi in metropolitanaRegiaTony Scott
Cast
Denzel Washington, John Travolta, Luis Guzmán, Victor Gojcaj, John Turturro, James Gandolfini
Uscita18 settembre 2009

Come si fa un remake? E, soprattutto, perché si fa? Molto spesso la risposta è: soldi e sicurezza. Il primo punto non è difficile da spiegare, il secondo è relativo alla tranquillità dei produttori di poter giocare (più o meno) sul sicuro e di non rischiare troppo in progetti innovativi, che potrebbero mettere in discussione la loro posizione professionale. Insomma, le intenzioni per questo tipo di prodotti normalmente non sono buone.

Ma i risultati? L'importante sarebbe dar vita a qualcosa di interessante, una pellicola rifatta in maniera intelligente e con delle novità (narrative e stilistiche) che non solo non sfigurino rispetto al primo capitolo, ma che propongano anche elementi notevoli. Pelham 123, con mia grande sorpresa, è uno dei pochi remake che meritano di essere fatti e visti.

L'originale era una tipica stravaganza chiaramente anni settanta, il tipo di film che non si fa più perché non rientra in generi specifici e ben delineati, per la disperazione del marketing. In effetti, è difficile dire se quella pellicola fosse più un thriller o una commedia sarcastica, ma il mix funzionava veramente bene. In questo senso, la pellicola di Tony Scott è senza dubbio più convenzionale e decisa nei suoi obiettivi, ma in questo caso non lo vedrei necessariamente come un difetto.

Una delle idee migliori dello sceneggiatore Brian Helgeland (che ha fatto veramente un bel lavoro e se lo dico io che non sono un suo fan...), è stato creare un legame molto più forte tra la coppia di protagonisti, in una sorta di contrapposizione in cui i temi religiosi del senso di colpa e della confessione assumono una valenza narrativa molto concreta. C'è una bella ambiguità in questi personaggi (compreso anche il sindaco interpretato da James Gandolfini), con un eroe che è tutt'altro che un uomo senza macchia e senza paura, in questo seguendo perfettamente la lezione dell'antimanicheismo del grande cinema americano dei seventies.

Viene da pensare che solo negli Stati Uniti siano in grado di creare prodotti avvincenti anche quando il concept di fondo è quasi all'avanguardia. Magari è facile dimenticarselo dopo quasi due ore di tensione avvincente, ma in realtà stiamo vedendo un prodotto che rende emozionante due persone che parlano a distanza. Il tutto con uno stile registico che spiega molto chiaramente come procede la vicenda e che, a parte alcune scelte iniziali, non dà mai l'impressione di essere banalmente videoclipparo. E, soprattutto, sono assenti pesanti cadute di tono e di trama che di solito minano questi prodotti, soprattutto nel terzo atto. Certo, alcune cose potevano esserci risparmiate (i fidanzatini, per esempio), ma sono dei difetti di poco conto.

In tutto questo, il cast è veramente azzeccato. Washington è ormai una garanzia per i ruoli da persona comune e straordinaria allo stesso tempo. Gandolfini è protagonista di un bel cambiamento rispetto ai soliti ruoli 'mafiosi', anche se il suo personaggio (che magari poteva anche essere approfondito meglio, difetto che si riscontra anche con i membri secondari della banda) non è certo limpidissimo. Chi forse convince meno è il personaggio di Travolta, che è sicuramente un po' eccessivo e gigionesco, soprattutto nella prima parte. Per fortuna, nella seconda metà del film migliora, risultando più sottile e interiore e riuscendo a esprimere tante cose non dette veramente interessanti. E comunque, le battute migliori le ha spesso lui (come un ottimo discorso sul perdono).

Insomma, si ha l'impressione di aver visto un action movie che ha qualcosa da dire e che parla anche a un pubblico adulto, cosa ormai rara in una Hollywood avara di prodotti del genere. Peccato che i problemi familiari di Travolta non abbiano aiutato assolutamente la promozione della pellicola e i relativi incassi. Capitolo su cui Pelham 123 meritava decisamente di meglio...

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