Peaky Blinders 6, la recensione
Peaky Blinders 6 conferma che, malgrado le apparenze, l'affresco della trama è portato avanti dai grandi personaggi femminili, anche quelli che, purtroppo, non ci sono più...
Thomas Shelby. L'avevamo lasciato avvolto, immerso in una disperazione mortifera e sepolcrale dopo il fallito attentato a Oswald Mosley tormentato dal senso di colpa, dalla frustrazione per essere caduto in una trappola nella trappola, dai fantasmi del passato che l'esortavano a lasciarsi andare e così lo ritroviamo all'inizio della sesta stagione. Solo che questa volta non c'è l'etera visione della sua amata Grace a mettere sul piatto della bilancia le sue azioni, i suoi tragici errori di calcolo dai quali riesce sempre e comunque a cavarsi d'impaccio lasciando una scia di morte alle sue spalle. Ci sono i tangibilissimi cadaveri di Aberama, Barney e, soprattutto, Polly. E, per uno scherzo del destino davvero amaro, questa volta la storia di Peaky Blinders si è andata a incrociare non tanto con la Storia con la S maiuscola, quella dell'IRA o dell'Unione Britannica dei Fascisti, ma con la storia personale, intima, privata dell'amatissima attrice Helen McCrory, morta, il 16 aprile del 2021, per un cancro al seno a soli 52 anni.
La prima puntata, Black Day, va subito dritta al punto. Polly non c'è più ed è una cosa, questa, con la quale avremo a che fare per tutti e sei gli episodi. Helen McCrory non c'è più, ma la sua presenza si avverte in ogni singola puntata di Peaky Blinders e condiziona, nel bene e nel male, ogni singola scelta - sbagliata per lo più - fatta da Thomas Shelby. Perché una volta tolta la patina estetica dei Peaky Blinders, il carico di violenza “maschia” con i quali sono soliti mandare avanti i loro affari – quelli veri, non quelli legali fatti alla luce del sole – sono le figure femminili il vero motore dell'andamento drammatico della creatura di Steven Knight. E questa sesta stagione non fa assolutamente eccezione. La morte di Polly, le sue profezie sono il perno intorno al quale ruoterà il filone principale della trama: l'inevitabile faida già esistente fra Thomas e Michael venutasi – era logico che accadesse - a esacerbare con la morte della madre di quest'ultimo. Come in Highlander la premessa è che “ne resterà soltanto uno”. Ma questioni con Michael a parte, Thomas dovrà fare i conti con tutte le donne, vecchie e nuove, della sua vita. Senza fare spoiler ci limitiamo a dire che la Diana Mitford della sensazionale Amber Anderson sarà una bella gatta da pelare per lui. La “mistress” di Oswald Mosley trasuda pragmatica, lucida perfidia ogni volta che compare in scena e sembra trarre particolare divertimento nel tormentare Lizzie, anche per via del suo passato da prostituta.
Perché se la morte insegue Thomas Shelby fin dal fronte durante la Prima Guerra Mondiale, questa volta il capo dei Peaky Blinders sembra davvero aver esaurito tutti i jolly a disposizione.
Ed è impossibile non voler desiderare di arrivare in fretta alla fine per scoprire se l'efferato ed enigmatico gipsy di Cillian Murphy riuscirà ancora una volta a gabbare il Tristo Mietitore.
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